Vladimir Putin vuole riattivare l'impianto nucleare di Zaporizhzhia, nel territorio ucraino attualmente occupato da Mosca. Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, il presidente russo avrebbe comunicato la sua intenzione al capo dell'agenzia atomica delle Nazioni Unite, Rafael Grossi. La notizia, rimbalzata da un capo all'altro dell'Unione Europea, ora fa montare i timori per i rischi correlati a un eventuale incidente nella più grande centrale nucleare d'Europa.
Zaporizhzhia, da due anni sotto tiro
L'impianto da 6 GW sorge in un'area ad alto rischio, militarizzata, ma soprattutto circondata da mine. Solo nelle ultime settimane, numerosi droni avevano colpito uno dei sei potenti reattori nucleari. Nel marzo scorso, Putin, incalzato a Sochi da Grossi sul destino dell'impianto, aveva risposto affermativamente sulle sue intenzioni di rimettere in moto la macchina di Zaporizhzhia, pur senza fornire date precise.
Intanto, gli attacchi nei pressi della centrale proseguono. Solo nella tarda serata di ieri l'ennesimo allarme legato a un raid in loco. Le autorità russe della regione meridionale ucraina hanno denunciato un presunto attacco delle forze armate ucraine che avrebbe causato la morte di diversi civili e "decine" di feriti. Secondo quanto dichiarato dal governatore filorusso Eugeni Balitski sul suo canale Telegram, l'incidente è avvenuto nella città di Tokmak, nel centro della regione. Tra i morti c'è un minore e alcuni dei feriti sono in gravi condizioni. I missili ucraini hanno provocato un incendio nella zona e le squadre di soccorso sono ancora impegnate a rimuovere le macerie, motivo per cui il bilancio dei morti e dei feriti potrebbe non essere definitivo.
L'impianto è arroccato in prima linea con l'artiglieria che gli passa sopra il tetto ed è presidiato da soldati russi nelle loro postazioni di mitragliatori, che sparano regolarmente colpi contro i droni autodetonanti in arrivo. La settimana scorsa diversi droni hanno colpito uno dei 6 rattori, il tetto di un centro di addestramento e un veicolo militare parcheggiato fuori dal laboratorio provocando una vittima. Le forze di sicurezza russe che pattugliano il complesso hanno arrestato- e in molti casi torturato-centinaia di lavoratori per reprimere il dissenso del personale. Anche per questo, nel settembre 2022, questi pericoli spinsero il direttore ucraino dell'impianto Ihor Murashov, a spegnere l'ultimo reattore attivo e unirsi alle migliaia di tecnici nucleari fuggiti nel territorio controllato dal governo.
Gli ultimi rapporti su Zaporizhzhia
Alcuni rapporti tecnici degli ultimi mesi, da parte dei pochi inviati presso l'impianto, suggeriscono che la Russia sta cercando di riportare in funzione la centrale. Il riavvio di un reattore rappresenterebbe una sfida tecnica simbolica per Mosca, che così andrebbe a normalizzare il sequestro di un impianto che forniva circa 1/5 dell'elettricità dell'Ucraina prima del 2022. Da un punto di vista tecnico, 5 dei 6 attori sono attualmente offline, si parla infatti a questo proposito di "arresto a freddo".
Il sesto, in caso di arresto a caldo, funziona a una temperatura appena sufficiente a produrre il vapore di cui l'impianto avrebbe bisogno per la sicurezza di base. Riportare in funzione anche un solo reattore significa aumentare la temperatura interna di centinaia di gradi Fahrenheit, mentre un manipolo di uomini controllerebbe eventuali perdite, in un dedalo di tubi, pompe e valvole. Resta, inoltre, il problema tecnico dell'afflusso di acqua l'impianto, a seguito della distruzione della vicina diga idraulica l'anno scorso.
Quali sono i rischi attuali per Zaporizhzhia
La centrale è sotto attacco di droni da diversi giorni. "Attacchi diretti" e non collaterali, secondo quanto dichiarato dallo stesso Grossi. Al momento non è chiaro chi sia dietro l'attacco - il governo di Mosca accusa Kiev e viceversa - aumentando significativamente il rischio di un incidente nucleare, come ha ribadito lo stesso Grossi.
Il professor Marco Ricotti, docente di Impianti Nucleari al Politecnico di Milano, ha spiegato a Rapporto Mondo su TeleAmbiente che "Non possiamo pensare a incidenti simili a quelli di Chernobyl e Fukushima perché i reattori di Zaporizhzha pur essendo in numero maggiore, sei, sono tutti spenti dal settembre del 2023". Dunque, il calore di decadimento che ancora emettono è molto contenuto. Secondo una stima dell'esperto, per il raffreddamento si tratterebbe di alimentare la piscina dove gli elementi di combustibile sono riposti con un paio di secchi d'acqua al minuto. Nonostante questo, però, Ricotti spiega che un incidente nucleare non è affatto da escludere.
"Se in qualche modo i missili dovessero raggiungere il combustibile e danneggiarlo anche solo parzialmente si potrebbe avere una fuoriuscita di prodotti radioattivi di tipo gassoso e dunque l'aria attorno alla centrale verrebbe contaminata. E a quel punto comanderebbe il vento: la nube potrebbe spostarsi in Ucraina o in Russia". Sarebbe, dunque, solo il caso a decidere chi tra i due Paesi in guerra avrebbe la peggio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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