Milano, addio. A dirlo non è un sessantenne prossimo alla pensione e a un passo dal buen retiro ai Caraibi. A gettare la spugna è un imprenditore che ha lavorato 30 anni all'ombra della Madonnina e che oggi, dopo 17 anni di attesa per una licenza mai arrivata e 200 appuntamenti fra un ufficio e l'altro del Comune (risolti con un nulla di fatto) abbandona le speranze. L'odissea di Gianluigi Barone inizia nel 2004. «Mi sono sempre occupato di turismo, in quell'anno decisi di importare il servizio dei risciò a pedali che mi piacque a Berlino: si chiamava velotaxi era presente in una quarantina di città nel mondo (oggi sono 80) e mi adoperai per realizzarlo da noi».
È un mezzo su tre ruote, agile, che può trasportare due o tre persone anche lungo il tracciato pedonale San Babila-Castello, entrare al parco Sempione, ai Giardini Montanelli e «scortare» i turisti fin sotto i monumenti. In più possono ospitare adesivi pubblicitari. Un modo per dare lavoro ai giovani? «Sì, chi guida paga l'affitto giornaliero al gestore ed è compensato con il ricavato delle corse. Il guadagno per chi possiede i mezzi sta anche nell'introito pubblicitario ma un'attività del genere non è mai decollata».
Nel 2005 Barone acquista 10 velo taxi e inizia la trafila dei permessi. Gli viene suggerito di non chiamare il servizio «taxi» per non confondere, nasce così VeloLeo. Il primo anno è fortunato, Barone ottiene dal Comune il permesso di testare l'attività per un anno con il veto per i guidatori di farsi pagare, per non confondersi con i taxisti (ammesse solo le mance). Poi, un lungo stop fino al 2014. «Per procedere serviva un bando pubblico, aperto a tutti i soggetti interessati, ma il Comune non si mosse». E nel 2014? «Finalmente il Codice della Strada inserisce i velocipedi fra i servizi noleggio con conducente. Nel frattempo, in attesa del famoso bando, il Comune di Milano mi chiama a pubblicizzare alcune iniziative tramite i VeloLeo (come parte della campagna di Expo 2015 e la Milano Music Week) e si arriva al colmo: vengo multato dai vigili urbani, con sequestro dei mezzi, per pubblicità abusiva. Non solo. In quel periodo a Milano circolavano indisturbati una ventina di risciò abusivi che l'amministrazione ha mostrato di tollerare nonostante numerosi articoli sul capolarato e lo sfruttamento di giovani stranieri.
Esce finalmente il bando con una clausola che ci ha tagliato le gambe: prevedeva che i pedalatori fossero muniti di patentino di Accompagnatore turistico. Il problema è che l'ente incaricato di rilasciare quei patentini, Città Metropolitana, non aveva previsto esami per i prossimi tre anni...Due soli ragazzi lo avevano ma il patentino era loro intestato e non itercambiabile». Sembra una barzelletta. Ma non è ancora tutto. Il servizio VoloLeo è ufficialmente entrato nel comune di Parma, lì il bando non ha mostrato inciampi. «Due anni fa, durante uno dei miei ennesimi incontri in Comune, ho condiviso con gli uffici competenti il bando di Parma, ma ancora niente».
E che dire dei 250mila euro di prenotazione andati in fumo? «Mi ero fatto pubblicità in tanti portali turistici, in tutto il mondo.
I tour operator avevano già venduto i percorsi a bordo dei risciò ma non si è fatto nulla. E poi avrei potuto firmare un accordo con Ferrovie dello Stato per portare i turisti in albergo al loro arrivo in stazione. Svanito tutto anche qua». Bye bye, Milano.Gloc
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