«Le ho scelte perché sono calienti e passionali»

A Pieraccioni garbano le ispaniche, meglio se more e nate tra il 1974 e il ’78. Dice che sono «calienti, procaci, veementi». Insomma, hanno una marcia in più. Con l’eccezione cruciale di Laura Torrisi (compagna anche nella vita dopo qualche burrasca), il toscano ha sempre mostrato un debole per le modelle di lingua e cultura spagnola. L’hanno pure sfottuto per questo. Le colleghe italiane giù a rimproverarlo: «Ma perché prendi sempre le spagnole?». Lui a difendersi: «Non cerco le spagnole: trovo delle spagnole». Accadde anche con Marjo Berasategui, l’ultima della serie, presa nel 2005 per Ti amo in tutte le lingue del mondo. Racconta: «Un pomeriggio, davanti a un autobus, mi ricordai di lei. L’avevo vista in un video di Vasco, una portatrice sana di follia. Al provino, dopo averla sentita parlare, pensai: “Finalmente un’italiana!”. Invece già dal cognome avrei dovuto capire che era o sarda o spagnola».
Vero è che da Il ciclone in poi, 1996, Pieraccioni ha costruito parte della propria fortuna proprio su queste bellezze latine, scelte con cura, giocando sull’effetto-contrasto: alla fine, tanto, tutte si innamoravano di lui tenero provinciale. E pensare - rivela - che «accadde tutto per caso, anche se non ci crede nessuno». C’era da inventare una scalcinata compagnia teatrale, ma non faceva ridere. Poi l’idea, condivisa con Giovanni Veronesi: la vita di Levante sconvolta da un gruppo di scatenate ballerine di flamenco. Per il ruolo di Caterina fu contattata Inés Sastre, che però si negò. Accettò la colombiana Lorena Forteza, perfetta accanto alla spagnola Natalia Estrada, molto caliente e per giunta lesbica.
Fu l’inizio della moda. Con risultati alterni. Chi ricorda l’iberica Vanessa Lorenzo di Fuochi d'artificio, unica bionda sognata dal normotipo maschile Pieraccioni? Nessuno, infatti l’uomo le preferiva la vicina di casa Mandala Tayde, invariabilmente mora e rotondetta. Pure l’argentina Yamila Diaz del Pesce innamorato non parve indimenticabile, ma lì era la storia a zoppicare.
Poi, però, il gran colpo con Angie Cepeda. Il paradiso all’improvviso totalizzò 29 milioni di euro. Galeotta una recensione del film Pantaléon e le visitatrici, Pieraccioni si precipitò a vedere la fanciulla al cinema. «Con la mia fidanzata di allora». Fu colpo di fulmine, la fidanzata di allora «divenne subito ex», confessò il comico. In effetti, la colombiana Cepeda era «puro peccato»: dipinta dai giornali sudamericani come «sexo del más exquisito y peligoroso splendor», la fanciulla si impose subito sullo schermo. Un demonio con lo sguardo di ragazzina, «un monumento all’arte squisita di essere donna». La differenza si notò, anche gli incassi raddoppiarono rispetto al film precedente.
Adesso è la volta delle bionde, anzi della platinata Suzie Kennedy, per restare al titolo del film di Natale Io e Marilyn.

Ma vogliamo metterla con la bruna Caterina del Ciclone? «Fu un bacio vero, profondo, carnale... Insomma, con la lingua, parecchia lingua... E poi ci si baciò tantissimo. Quattro o cinque ore di seguito», gongolava Levante.

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