Ci sarà anche la strage di Capaci, l'eccidio mafioso in cui il 23 maggio del 1992 furono trucidati il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti di scorta, entra nella memoria dei 150 anni dell'unità d'Italia. I «Vespri siciliani» di Giuseppe Verdi che il Teatro Regio di Torino porterà in scena il 18 marzo, alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia ricorderanno, sia pure per pochi attimi, uno degli episodi che più hanno scosso le coscienze del Paese nella seconda metà del secolo.
Nessuna forzatura all'impianto dell'opera. Solo un tentativo di attualizzarla, per di più in un momento significativo qual è quello delle celebrazioni. All'inizio del secondo atto, quando Procida canta «O tu, Palermo, terra adorata» e nel testo si richiamano eroi e gloria di quella terra, apparirà in scena un'auto massacrata da una bomba mafiosa. Questo «perché il sacrificio dei magistrati impegnati nella lotta alla mafia - ha spiegato il regista Davide Livermore - mi sembra la ragione per la quale dobbiamo adorare quella terra».
Insomma sarà un'opera più che mai attualizzata ma nel più rigoroso rispetto della parte musicale, come impone l'impegno filologico del direttore Gianandrea Noseda. «D'altronde - ha detto il regista - Verdi l'ambientò nel 1200, in Sicilia, ma voleva in realtà parlare delle Cinque Giornate di Milano e dare uno scossone all'orgoglio di tutti gli italiani. Così oggi Verdi parla alla nostra contemporaneità».
I Vespri sono emblematici anche del «risorgimento» del Regio: è infatti il titolo che inaugurò nel 1973, con l'unica regia di Maria Callas, il teatro ricostruito dopo l'incendio. L'opera sarà in prima il 16 marzo mentre la recita del 18 verrà trasmessa in diretta su Rai Storia e Rai-Radio.
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