«Gran parte delle preoccupazioni in una fattoria si riassume in una soltanto: salvare le apparenze». Così, almeno, è nella contea di Zebulon, nell'Iowa della fine degli anni Settanta. Un luogo dove il tempo pare essersi fermato al punto che, dall'altura situata vicino alla proprietà dei Cook, «la terra appariva indiscutibilmente piatta, il cielo indiscutibilmente a volta». Ma la contea di Zebulon è anche un'area estremamente fertile, «un luogo in cui un oggetto sferico (un seme, una pallina di gomma, un cuscinetto a sfere) non poteva che raggiungere l'immobilità assoluta e, una volta fermo, affondare le sue radici fino a tre metri sotto il suolo». E la fattoria dei Cook è l'incarnazione di questa fertilità e immobilità assolute, oltre che del salvataggio delle apparenze eretto a imperativo categorico: mille acri di terra ricchissima, A Thousand Acres, che è poi il titolo originale del romanzo con cui la scrittrice californiana Jane Smiley ha vinto il Pulitzer nel 1992. Il libro, diventato un film con Jessica Lange, Michelle Pfeiffer e Jennifer Jason Leigh (Segreti, del 1997), all'epoca fu pubblicato in Italia come La casa delle tre sorelle (Frassinelli 1992) e ora torna, grazie a La nuova frontiera, con il titolo Erediterai la terra (pagg. 446, euro 22; traduzione di Raffaella Vitangeli). Chi ha sempre ritenuto impossibile appassionarsi alle vicende di una famiglia di contadini dell'Iowa ha l'occasione per ricredersi...
A ereditare la terra di casa Cook sono destinate, appunto, tre sorelle: Rose, Virginia e Caroline, rimaste orfane di madre da giovanissime e cresciute dal padre/despota Larry. All'improvviso, Larry Cook decide di lasciare la proprietà alle figlie mentre è ancora in vita, sconquassando l'immobilità e il terrapiattismo zebuloniani con la forza di un movimento tellurico degno della California di Smiley; o meglio, per esplicito riferimento dell'autrice, con la stessa potenza delle passioni, delle incomprensioni e delle sciagure che si scatenano quando Re Lear sceglie di mettere alla prova l'amore delle proprie figlie (Caroline è infatti la trasposizione di Cordelia, la preferita di Larry/Lear). E a quel punto, la tragedia shakespeariana matura fra i campi dell'Iowa, con tutto il dolore degli incubi passati e di un presente tutt'altro che immacolato.
Del resto, la narratrice della vicenda, Virginia detta Ginny, sa bene che dietro le immobilità e rispettabilità apparenti c'è sempre stato molto di più: «Ogni campo, ogni fattoria erano l'emblema di qualche passione storica» e «ogni storia nascondeva una lezione». Basta un'occasione perché queste storie vengano a galla; ma serve a volte una vita intera per imparare la lezione, e non è mai gratis.
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