I controlli nel metrò? Quasi impossibili

Frenati da una normativa che li considera «operai generici con porto d’armi», impossibilitati a difendere i passeggeri, costretti in molti casi a sbrigare il lavoro di addetti di stazione, timorosi di perdere il lavoro. Cronicamente sotto organico, i vigilantes della metro, all’indomani della tragedia di Vanessa Russo, si rivelano, loro malgrado, una forza di sicurezza solo di facciata e costosissima. La spesa per la sicurezza per Met.Ro. è di 19 milioni di euro l’anno, la maggiore dopo quella per il personale. Soldi che hanno un «ritorno» minimo in termini di prevenzione dei reati e di protezione dei passeggeri.
«Non possiamo intervenire per proteggere un viaggiatore in caso di aggressione - spiega Corrado, la guardia giurata in servizio nella stazione San Giovanni -. Per contratto dobbiamo tutelare soltanto i beni mobili e immobili della metro. Possiamo intervenire solo in flagranza di reato. Ma anche in questo caso, non potremmo trattenere l’eventuale malvivente. Che ci potrebbe denunciare paradossalmente per sequestro di persona, facendoci perdere il lavoro».
Stazione Termini, otto giorni dopo la vile aggressione a Vanessa, stessa ora. Sui marciapiede della linea A nessun metronotte. Sulla banchina della linea B, direzione Rebibbia, nessuno. Su quella in direzione Laurentina, a pochi passi dai fiori e dagli striscioni dedicati alla ragazza di Fidene, un giovane metronotte viene sommerso completamente dalle ondate di passeggeri: «Che posso fare da solo? Sulle banchine della metro B c’è sempre uno di noi, esattamente come era prima della tragedia, mentre su quelle della linea A ce ne sono due più due o tre, non è cambiato nulla». Ma anche se fosse stato vicino forse non sarebbe intervenuto. «Non abbiamo l’autorità di fermare nessuno - spiega -. Non siamo agenti di polizia giudiziaria. Sono trent’anni che chiediamo il riconoscimento di pubblici ufficiali. Non ce lo concedono, perché dopo dovrebbero pagarci di più».
Sulla banchina della linea A, è in servizio con una collega, una vigilante bionda, una delle prime ad accorrere sul luogo dell’aggressione a Vanessa. «Siamo arrivati una frazione di secondo dopo - spiega -. I passeggeri correvano urlando che c’era sangue dappertutto». Ancora scossa, la ragazza giura che in caso di aggressioni ai passeggeri interverrebbe in loro difesa: «Vorrei vedere chi ci contesterebbe di avere superato i limiti della nostra possibilità di azione».
I metronotte in servizio sulle linee metro (e le ferrovie concesse) sono 450. I passeggeri 800mila, la popolazione di una città come Torino. In media, è in servizio una guardia giurata ogni 1777 utenti metro. Impossibile svolgere controlli efficaci. Ma i vigilantes lamentano soprattutto di avere le mani legate.

Scoraggiati, costretti da paletti legislativi paralizzanti, spaventati dalla prospettiva di una denuncia, molti metronotte spesso finiscono con l’adattarsi a sostituire gli addetti alla stazione temporaneamente assenti e a svolgere lavori burocratici nei box.

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