I Ds e l’elogio interessato ad Albertini

Se fosse più malizioso e sospettoso di quanto in realtà non sia, Gabriele Albertini dovrebbe forse allarmarsi per i riconoscimenti che gli vengono pubblicamente dai Ds. E magari il sindaco dovrebbe chiedersi: «Quali errori ho commesso, dove sto sbagliando?».
La contesa politica per il governo della città non ci ha abituati agli elogi cavallereschi fra avversari, la logica aspra del «muro contro muro» finora s’è imposta e l’opposizione al centrodestra a Milano non ha fatto eccezione. Fa notizia e stupisce, quindi, che Franco Mirabelli, segretario metropolitano della Quercia, giudichi il restauro della Scala un’«opera di eccellenza» dell’amministrazione civica. D’eccellenza, capite? Eppure proprio il rifacimento del teatro è stato pretesto di scontro durissimo, senza esclusione di colpi, uno scontro in cui l’opposizione più volte ha invocato l’intervento della magistratura con ricorsi e istanze. Adesso, a cose fatte (e bene) si riconosce che sindaco e vicesindaco hanno compiuto un’opera meritoria. E questo episodio non è isolato. Il giorno prima, un altro esponente dei Ds, Emanuele Fiano, aveva definito un esempio di buona amministrazione la realizzazione della Nuova Fiera. Qualche tempo fa era toccato ai Verdi di elogiare Albertini per i depuratori. I complimenti per gli avversari sono come certe parole: uno è poco, due sono troppi. Che cosa c’è sotto? Cosa sta succedendo? Miracolo a Milano? Forse il soprannaturale non c’entra, né si sta imponendo un nuovo galateo politico. Probabilmente – è soltanto un’ipotesi – cambia la strategia del centrosinistra in vista delle prossime elezioni di primavera. Non più l’assedio e gli attacchi frontali alla cittadella di Albertini, che sarebbero inutili e controproducenti, ma un atteggiamento morbido per il sindaco che lascia un buon ricordo e che non veniva dal mondo dei partiti e della politica politicante.

Con la speranza di trovare un candidato che un poco gli somigli e che possa addirittura tentare di rivendicarne l’eredità, pur venendo dall’altra riva del fiume bipolare. Sì, forse questo è il disegno, ma sia chiaro che non si tratterebbe di un’eredità legittima. Sarebbe, più propriamente, un tentativo di esproprio. Proletario, naturalmente.

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