I Giovani musulmani: «L'Unione degli Ebrei non ci parla? Grave arretramento»

Rottura dopo la fiera di piazza Duomo dedicata a Israele. I vertici dell'associazione degli islamici pubblicano un video. I «colleghi» lo giudicano offensivo e interrompono i rapporti. La risposta: «Devono svincolarsi dai condizionamenti esterni»

Le associazioni di Giovani Ebrei e giovani musulmani hanno interrotto le relazioni a causa della fiera «Unexpected Israel», che Milano ha ospitato in piazza Duomo con la partecipazione di intellettuali e artisti israeliani.
Sono stati i vertici dell'Unione Giovani Ebrei d'Italia a decidere il silenzio («Se non ci saranno ulteriori sviluppi posso assicurare che con loro abbiamo chiuso» ha detto il presidente Daniele Regard) dopo il video con cui i «colleghi» musulmani hanno criticato la kermesse, sostenendo che è stata organizzata «per ricordare l'occupazione israeliana nei territori palestinesi», e - dicono ancora i Giovani ebrei - spingendosi fino a sostenere che Israele stia ponendo in essere «un bagno di sangue» e che sia solito commettere «operazioni trucidanti». «Di fronte alla gravità e all'infondatezza di tali affermazioni denigratorie non è possibile tacere» ha scandito Regard, parlando di «profonda amarezza e la mia viva delusione», mentre il vicepresidente della Comunità milanese, Daniele Nahum, ha parlato di «un documento imbarazzante» e di «passi indietro fra i giovani musulmani, fino a questo video che mi sembra esagitato e puerile».
Ma i Giovani musulmani respingono le accuse: «Siamo rimasti sconcertati - dice il portavoce Ahmed Abdel Aziz - dalle dichiarazioni del presidente dell'Ugei, che sulla base di posizioni politiche su vicende estere intende interrompere il lavoro di dialogo interreligioso in Italia. La nostra perplessità è mossa dalla constatazione di come si voglia vincolare un lavoro di scambio in ambito culturale e soprattutto religioso, dagli importanti risvolti per le nostre realtà e il futuro dell'Italia, a posizioni politiche, facendo dipendere il dialogo dall'allineamento delle visioni».


Secondo Aziz le posizioni dei colleghi «contengono caratteri ricattatori», che - a sua volta commenta - costituiscono «un grave arretramento dell'Ugei nei modi di intendere le relazioni, e crediamo che da tale gesto si possa notare un'incapacità di porre l'Italia e il futuro dell'Italia come priorità». «Riteniamo fondamentale - conclude - che l'Ugei si svincoli dai condizionamenti esteri, passaggio che noi abbiamo superato lavorando come italiani di fede islamica non come musulmani in Italia».

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