Come le bolle di sapone si rompono sul viso dei bambini, così la montatura dei voli di Stato, di cui avrebbero abusato Silvio Berlusconi e i suoi amici, esplode sulle facce di bronzo dei giornalisti faziosi e dei politici dell’opposizione che l’hanno propalata con grancassa di titoli e di dichiarazioni.
Questi ragazzi si applicano con zelo feroce, mangiano di solito alimenti sott’odio e hanno perfino creduto, sognando golpe e scossoni, di poter far volare una bufala, ma la brutta creatura mediatica era troppo pesante e ha fatto miseramente flop rompendosi le corna. Negli ultimi tempi non hanno molta fortuna, i ragazzi del coro.
L’ultimo schiaffo è arrivato ieri mattina, quando si è appreso che il procuratore e tre pm di Roma hanno chiesto l’archiviazione per Silvio Berlusconi, iscritto nel registro degli indagati, per i presunti abusi su «aerei blu», dopo il tempestivo esposto di un comitato buono a tutto. I magistrati hanno ribadito un principio più volte formulato dalla Cassazione, in base al quale i voli di Stato sono consentiti - anzi, sono imposti per motivi di sicurezza - ai rappresentanti delle istituzioni. È la loro presenza a bordo che legittima il volo e ne giustifica il costo; se insieme alle «eccellenze» ci sono anche privati cittadini, questo non comporta conseguenze penali né contabili.
Un simile orientamento era ben noto sia ai Pd (Perdenti democratici), sia ai giustizialisti, sia ai moralisti di complemento che, nei giornali talebani, s’illudono di fissare l’etica del Paese con la loro «sharia». E tutti questi si sono serviti della montatura per intonare la campagna elettorale, nel tentativo di condizionare con le menzogne l’orientamento dei cittadini chiamati alle urne. Per giorni e giorni i voli di Stato sono diventati un tormentone e una leggenda, come se funzione propria degli «aerei blu» fosse quella di trasportare musici e starlette nella reggia insulare del Cavaliere, che in realtà usava del suo per adempiere agli obblighi del ruolo istituzionale.
Quante menzogne. Si è detto perfino - e non era vero - che a spese del contribuente si pagassero i voli privati della flotta Mediaset. Ci si è indignati a freddo per la presenza del buon Apicella su un aereo di Stato, unendo il biasimo per l’abuso inesistente al pregiudizio culturale. Già, se invece di lui si fosse trattato di un musicista di gran fama, lontano dal nazional-popolare e caro ai radical-chic, ci sarebbe stato egualmente tanta snobistica esecrazione?
L'Unità e gli altri giornali della costellazione fissa antiberlusconiana hanno pompato la vicenda fino all’inverosimile, nel contesto di una campagna-trash giocata fra gossip, insinuazioni, illazioni e menzogne. L’imminenza del voto spinge alle forzature e agli eccessi polemici, ma dovrebbero esserci degli invalicabili limiti di misura.
L’odio e la paura sono cattivi consiglieri, tanto fiele sprecato per nulla. Il flop della vicenda voli di Stato indurrà i nostri ragazzi del coro a una maggiore prudenza? Probabilmente no, da troppo tempo sono in fuga dalla politica.
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