Antonello Mosca
Uno stilista tra i più significativi è proprio Giuseppe Patané, siciliano, un vero mago dell'informale, dell'abito molto personale, adatto alle donne di tutte le età. Interamente prodotti in Italia con il suo logo, i capi combinano materiali preziosi come le sete e le lane soffici e leggere, a tessuti meno nobili, in una gamma di colori neutri interrotta da richiami dai toni vivaci. Uno stile eclettico e in continua evoluzione, capace ogni anno di suscitare emozioni a livello sempre più internazionale.
Poteva un uomo del Sud, non essere legato alla propria casa?
«Mi appassiona e mi coinvolge da sempre. Credo che la qualità della nostra vita sia determinata non poco dagli ambienti nei quali trascorriamo la maggior parte del nostro tempo libero, così la casa diventa, alternativamente, guscio, fortezza, luogo sacro, rifugio e alcova, ospitando tutte le emozioni. Spesso penso che a volte bastino quattro mura, un terrazzo con una bella vista, un poco di comfort e di calore e si possa davvero essere l'uomo più felice del mondo».
Si nota nei suoi ambienti una grande cura.
«Guardi, prediligo le case semplici e funzionali nello stesso tempo, così gli arredi dalle linee pulite e delicate nelle tonalità dei colori. Mi appassionano i dettagli, che curo con grande attenzione. Ho un debole per le case dallo spirito minimalista, che però arricchisco continuamente con oggetti e pezzi particolari che trovo virando il mondo. Sono pezzi che mi fanno innamorare e che sento rispecchiare la mia personalità».
Sotto ogni punto di vista il suo modo di abitare è estremamente cordiale.
«Non voglio sembrare un egoista, ma stando bene con me stesso in questi arredi anche le persone che mi circondano si sentono a loro agio. È un punto di incontro che mi rappresenta ma che vedo rappresenta anche molti e molti dei miei ospiti, che vivono con me momenti davvero entusiasmanti».
C'è un certo legame tra il suo modo di fare moda e la casa vera e propria.
«Sarà che ho scelto una abitazione particolare: un palazzo di fine Ottocento, circondato da piante di limoni e d'arancio. Un luogo unico, che definirei quasi magico, sospeso tra il vulcano, l'Etna, e l'azzurro del Mediterraneo. Così ho arredato il tutto con uno stile che definirei "classico-contemporaneo", dove si mescolano in armonia design storico e moderno, materiali ricchi ed opulenti e oggetti essenziali o minimalisti. Questo è un poco il diktat che seguo anche nella mia moda».
Si notano molti oggetti d'arte. Da cosa nasce questa passione?
«Mia madre è un'artista: nella casa dove sono cresciuto dipingeva e scolpiva. Così oggi non potrei vivere senza essere circondato da una scultura, da un quadro o da una installazione particolare. Credo che l'arte sia la nutrizione dello spirito». L'arredamento, il design, la decorazione, l'hanno mai coinvolta in prima persona?
«Credo che disegnare abiti sia come disegnare oggetti e arredi, e così ho ideato diversi pezzi della mia abitazione. Per anni mi sono occupato di arredare gli spazi espositivi e questo mi è rimasto dentro, in maniera incontestabile».
Quali sono i pezzi più significativi tra quelli che decorano queste antiche mura?
«Tre pezzi che considero irrinunciabili: il tavolo bianco di Smarinen, la chaise longue di Le Corbusier, le lampade di Castiglioni e Magistretti. Il tutto mescolato con arredi siciliani dell'Ottocento».
Che colori e materiali preferisce?
«Sono attratto dalle tonalità calde e solari e trovo divertente richiamare gli elementi della natura e riportarli in maniera creativa e quindi unica negli interni di una casa. La predilezione per i tessuti fa parte del mio lavoro».
Cambierebbe il luogo dove abitare?
«Non credo proprio, il mio indirizzo sarà sempre lo stesso, perché Sicilia significa mare, sole, montagna e campagna».
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