Roma - Incastrato da una foto pubblicata sul Giornale. E fermato dai carabinieri. Avrebbe un nome un altro dei violenti di Roma, il ragazzo immortalato due settimane fa mentre, in piazza San Giovanni, a volto scoperto lanciava il contenuto di una bottiglia - forse liquido infiammabile - all’interno del furgone dei carabinieri che stava già bruciando dopo l’assalto dei black bloc.
Proprio quella foto, pubblicata sull’edizione online del Giornale, è stata notata da un lettore toscano, che ha telefonato ai carabinieri della stazione di San Miniato sostenendo di aver identificato l’autore del gesto in un residente della cittadina. Così i militari, intervenuti insieme ai colleghi dell’Anticrimine di Pisa, hanno rintracciato a casa sua uno studente 27enne, Carlo Seppia, che è stato sottoposto a fermo in quanto indiziato di delitto. Per gli uomini dell’Arma, infatti, Seppia sarebbe corresponsabile dell’incendio del blindato, ed è accusato anche di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, ossia al carabiniere pugliese Fabio Tartaglione, che era alla guida del Ducato blu e che è fuggito dal mezzo, tra sassate e colpi di bastone, quando i violenti gli hanno dato fuoco.
Quando i militari ieri hanno bussato alla sua porta, il ragazzo avrebbe ammesso di essere in effetti lui quello ritratto nell’immagine pubblicata sul sito internet del nostro quotidiano, ma al contempo avrebbe precisato agli inquirenti che il liquido contenuto nella bottiglia e svuotato all’interno del furgone in fiamme non era altro che una «bevanda» non meglio identificata. Nel corso della perquisizione, i militari hanno ritrovato gli abiti che il giovane indossa nella fotografia scattata durante gli scontri, un volantino distribuito nel corso della manifestazione e una serie di immagini, tra le quali anche lo scatto pubblicato dal Giornale che lo vede protagonista, un souvenir quantomeno imprudente da conservare.
La notizia del fermo, anticipata ieri sera dal Tg5, non è l’unica di giornata legata alla ricerca dei responsabili delle violenze romane. Altre cinque persone che hanno partecipato agli scontri del 15 ottobre sono finite, ieri mattina, agli arresti domiciliari. I cinque, tutti minorenni incensurati, quattro sedicenni e un diciassettenne, di entrambi i sessi, sono accusati di resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale e danneggiamento seguito da incendio. Il gruppetto di liceali si era «distinto» negli scontri perché aveva creato barricate in strada, rovesciando e incendiando cassonetti e lanciando bombe carta e bottiglie contro le forze dell’ordine. Erano stati fermati la sera stessa in via Merulana insieme ad altri cinque ragazzi, maggiorenni, per i quali era scattato immediatamente l’arresto, mentre i cinque minori erano stati denunciati a piede libero. Avevano con loro due maschere antigas, un manico di piccone e volantini «rivoluzionari».
Ma l’elenco dei presunti responsabili delle violenze assicurati alla giustizia sembra destinato ad allungarsi nelle prossime ore: la digos della Capitale avrebbe infatti individuato diversi facinorosi appartenenti all’ambiente delle tifoserie organizzate di Roma e Lazio, protagonisti già in passato di scontri contro le forze dell’ordine, anche in occasione della guerriglia urbana del 14 dicembre scorso, nel centro storico di Roma.
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