Ingalls e le torte amare di una casalinga disperata

Piogge di rane, un frate incinto, malattie mentali, bambole ninfomani. E un morto vivente crocifisso

Ingalls e le torte amare di una casalinga disperata

Sulla vita sentimentale di Rachel Ingalls (Boston, 13 maggio 1940 - Londra, 6 marzo 2019), pur spulciando nella Rete come fanno i pescatori quando devono pulirla/ripararla, nulla si trova. Quindi sorprende (o non sorprende...) che entrambi i romanzi da lei scritti, Mrs. Caliban del 1982, edito da nottetempo nel 2018, e Binstead's Safari del 1983, inedito in italiano, siano romanzi sul (ovvero contro) il matrimonio. In Mrs. Caliban la protagonista Dorothy, dopo aver perso: 1) qualche anno prima, per un'anestesia propedeutica a una banale appendicectomia, il figlioletto Scotty; 2) da pochi mesi, per aborto spontaneo, il secondogenito; 3) chissà da quando il sanissimo ma ormai di fatto ex marito Fred, non più facente funzioni e attualmente impegnato in una tresca con una «ragazza della pubblicità», letteralmente rinasce, neuroni e soprattutto ormoni compresi, in una liaison con una specie di mostro della palude (l'omonimo film di Wes Craven è proprio dell'82) fuggito dall'«Istituto Jefferson per la Ricerca Oceanografica» e giunto a bussare alla sua porta. In Binstead's Safari si cambia scenario, dalla California all'Africa, ma non il soggetto: marito fedifrago e distratto (l'anziano antropologo Stan), moglie più giovane e annoiata (Millie), mostro (questa volta un super-leone) che forse è lo stesso imbroglione mutaforma al centro delle ricerche del marito. Insomma, sia il rospone alto due metri, sia l'infoiato gigantesco felino si coricano spesso e volentieri con le femmine umane.

A scanso di equivoci occorre dire che i due libri di Ingalls sono agli antipodi delle storie di fantascienza erotica del suo quasi coetaneo Andrew J. Offutt (16 agosto 1934 - 30 aprile 2013 - del quale si legga la biografia scritta da suo figlio Chris, Mio padre, il pornografo, edito da minimum fax nel 2019). Perché in Ingalls il mostruoso, il disturbante, il miracoloso, l'assurdo e persino l'impossibile sono semplici espedienti per raccontare le deformazioni altrettanto mostruose, disturbanti, miracolose, assurde e impossibili dei normali alle prese con gli anormali.

Rachel Ingalls, da bambina andava pazza per le favole dei fratelli Grimm; poi passò ai libri di mitologia di Thomas Bulfinch che facevano conoscere negli Usa il mondo classico greco e romano; poi, fra molte altre letture, si spazzolò tutto Shakespeare. Inoltre suo padre Daniel Henry Holmes Ingalls Sr. durante la Seconda guerra mondiale decodificava i messaggi radio giapponesi per l'Office of Strategic Services e dopo la guerra insegnò Sanscrito ad Harvard, mentre sua madre Phyllis, nata Day, era casalinga, come la signora Caliban, non in tutto ovviamente... Studiò alla Cambridge School di Weston, quindi andò in Germania, imparò il tedesco e frequentò l'università di Gottinga. Tornò negli Stati Uniti, venne ammessa alla Radcliffe, un college per sole donne, e vi si laureò in Lingue nel '64. In quell'anno non poté tuttavia resistere al richiamo del quarto centenario della nascita del grande Will, così si fiondò a casa sua, a Stratford-upon-Avon. Non lasciò più l'Inghilterra, se non per far visita una volta l'anno al padre, a Hot Springs, in Virginia. Ultimo frammento biografico: il primo quarto d'ora di celebrità, Ingalls lo visse nell'86, quando il British Book Marketing Council inserì Mrs. Caliban fra i 20 migliori romanzi di scrittori americani viventi del secondo dopoguerra, rendendola confusa e felice, mentre il secondo momento di gloria fu nel 2017, quando uscì il film La forma dell'acqua di Guillermo del Toro, basato sulla storia d'amore fra un'umana e un anfibio-umano, e qualcuno si ricordò di Mrs. Caliban, sussurrando ipotesi di plagio subito spazzate via dal clamoroso successo dell'opera del cineasta messicano.

Abbiamo usato cinque aggettivi per sintetizzare i tavoli su cui Ingalls dispone le proprie carte: mostruoso, disturbante, miracoloso, assurdo, impossibile. Tavoli tutti apparecchiati nei suoi cinque racconti prima d'ora inediti in italiano e raccolti in Benedetto è il frutto (Adelphi, pagg. 274, euro 20, traduzione di Giovanna Granato). Mostruoso, come l'«Aquarius Mostruomo» di Mrs. Caliban e come il super-leone di Binstead's Safari, è lo scenario di Amici in campagna: un invito a cena da qualche parte nel bosco, nebbia, compagnia inquietante, voglia di andarsene al più presto, tentativo di fuga di lei subito bloccato, maniaci sessuali e sedute spiritiche, tentativo di fuga di lei e lui, e finale pioggia di rane che non si sa se ricondurre al Libro dei dannati di Charles Hoy Fort o all'Esodo. Disturbante è in Cartoline da mandare a casa la lei di un'altra coppia, turisti a zonzo per la Grecia: sarà la fascinazione dei millenni di storia e di sapienza che ancora si respirano, a renderla così strana, così bambinescamente fragile, con quell'ossessione per le cartoline da inviare a casa? Non ci sarà sotto dell'altro? Miracoloso è il fatto che avviene in Benedetto è il frutto: un frate fa la conoscenza, proprio in senso biblico, per essere chiari, dell'arcangelo Gabriele, e rimane incinto, con tutto ciò che ne consegue, dallo splatter al boccaccesco, all'interno della sua comunità religiosa. Assurdo è il ménage dei coniugi di In flagrante: separati in casa, lei di sotto fra salotto e cucina, lui sopra nel suo studio-opificio. A fare che cosa? A costruire una bambola tonta ma sessualmente esplosiva. L'eccitante giocattolo è la goccia che fa traboccare il vaso, in una grottesca orgia-rissa. Fin qui, tutto strano, stranissimo, incredibile, fuori dal mondo. Manca soltanto l'ultimo passo: l'impossibile. Ma questo passo non lo si può fare in coppia, lo si fa soltanto da soli.

In Furto c'è un galeotto morto di fame, arrestato per aver rubato e divorato una pagnotta. Fuori c'è la rivoluzione, dentro c'è un progetto di fuga.

E per vedere tutto dall'alto occorre compiere, appunto, l'ultimo passo, l'ultimo passo della Passione. Occorre morire per risorgere. In croce, come un ladrone. La fetta più dura da mandar giù dell'amarissima torta offertaci dalla casalinga disperata Rachel Ingalls.

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