Il tumore alla prostata si genera in seguito alla proliferazione anomala e incontrollata delle cellule presenti in questa ghiandola che, ricordiamo, ha il compito di produrre una parte del liquido seminale rilasciato durante l'eiaculazione. La malattia rappresenta il 20% di tutte le tipologie neoplastiche diagnosticate agli uomini.
L'incidenza della stessa è aumentata in concomitanza della maggiore diffusione del test PSA (antigene prostatico specifico), ovvero un esame del sangue raccomandato agli individui di età compresa tra i 50 e i 70 anni, anche in assenza di sintomi. Attualmente si stima che in Italia un soggetto su 8 ha la possibilità di sviluppare il cancro prostatico.
La scienza, come sempre, fa passi da gigante. Recentemente i ricercatori del Rogel Cancer Center dell'Università del Michigan hanno sviluppato un nuovo test basato sulle urine che è in grado di differenziare la forma a crescita lenta del tumore alla prostata da quella che, invece, è più aggressiva e come tale richiede un trattamento immediato. Lo studio è stato pubblicato su "JAMA Oncology".
Le cause del tumore alla prostata
Non si conoscono ancora le cause del tumore alla prostata, tuttavia sono stati indicati alcuni fattori di rischio che sembrerebbero favorirne la comparsa. Il più importante fra questi è senza dubbio l'età. Non è un caso se la possibilità di ammalarsi cresca sensibilmente dopo i 50 anni.
Ma non è tutto. Diverse ricerche hanno dimostrato che circa il 70% degli uomini con più di 80 anni è affetto dal cancro, anche se questo non dà sintomi e nella maggior parte dei casi viene diagnosticato solo dopo la morte dei pazienti con un'eventuale autopsia.
Attenzione poi alla presenza di alcuni geni (BRCA1, BRCA2, HPC1), alla familiarità, all'ormone IGF1, a livelli elevati di testosterone. Ancora al sovrappeso, all'obesità, alla carenza di esercizio fisico e ad una dieta ricca di grassi saturi.
Tumore alla prostata, il test innovativo
Il test messo a punto dagli scienziati del Rogel Cancer Center, guidati dal professore di urologia David A. Bloom, prende il nome di MyProstateScore2.0 o MPS2 ed esamina 18 diversi geni legati al tumore alla prostata di alto grado. Ad esempio è stato in grado di individuare con successo le neoplasie aggressive, ovvero quelle classificate come Gleason 3+4=7 o Grade Group 2 (GG2).
L'antigene prostatico specifico (PSA) rimane il fulcro della diagnosi del cancro prostatico. Il nuovo test MPS2, secondo i ricercatori, migliora un esame basato sulle urine sviluppato quasi un decennio fa dallo stesso team dell'Università del Massachusetts e sviluppato in seguito alla scoperta storica di due geni che, fondendosi, causano la malattia.
Lo studio
L'obiettivo degli scienziati è stato quello di rendere l'attuale test MPS2 capace di diagnosticare le forme tumorali di alto grado. A tal proposito è stato utilizzato il sequenziamento dell'RNA di oltre 58mila geni e sono stati scelti 54 candidati. Il gruppo di ricerca, inoltre, ha testato i biomarcatori contro i campioni di urina raccolti e conservati presso l'Università del Michigan attraverso un altro importante studio. A questo avevano partecipato 700 pazienti che, dal 2008 al 2020, erano stati sottoposti a biopsia a causa di un livello elevato di PSA.
Questo primo passo ha ristretto il campo a 18 marcatori che erano costantemente correlati con il tumore alla prostata di grado superiore. Il test include ancora i marcatori MPS originali, più 16 biomarcatori aggiuntivi. In seguito il team ha contattato la più ampia rete di ricerca per il rilevamento precoce (EDRN), un consorzio di oltre 30 laboratori in tutto il paese.
Il risultato del Test
Pertanto, eseguendo il test MPS2 su oltre 800 campioni di urina, esso non solo ha dimostrato di essere più efficace nell'identificazione delle neoplasie di alto grado, ma è stato altresì in
grado di evitare ai pazienti fino al 41% di biopsie non necessarie. Gli studiosi si dichiarano soddisfatti. Tuttavia sono necessari ulteriori approfondimenti.Leggi anche:
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