Le notizie che arrivano per il prossimo futuro non sono incoraggianti: entro il 2040 gli uomini con tumore alla prostata dovrebbero sfiorare i tre milioni contro la metà dei casi che nel 2020 si ebbero in tutto il mondo. Se questi numeri possono preoccupare, situazione ben diversa per le cure con sempre più interventi che andranno a buon fine grazie ai passi avanti della medicina e alla prevenzione.
Il monito degli esperti
Queste prospettive sono state rese note da un'analisi pubblicata sulla rivista The Lancet a cura della Commissione sul cancro alla prostata, il tumore più comune negli uomini in 112 Paesi e rappresenta il 15% dei tumori. L'aumento dei casi mondiali non può essere prevenuto "solo con cambiamenti nello stile di vita o interventi di sanità pubblica, i governi devono preparare strategie per affrontare", spiegano gli esperti sul documento consultabile online. Le differenze sono notevoli se si parla di nazioni progredite rispetto ai Paesi a basso reddito ma anche in caso di diagnosi con malattia in fase avanzata "l’uso ottimale delle tecnologie disponibili, adattato ai livelli di risorse disponibili, potrebbe produrre risultati migliori".
I numeri in Italia
Secondo le ultime analisi, in Italia un uomo su otto dovrà fare i conti con un tumore alla prostata: soltanto nel 2023 si sono registrati 41.100 nuovi casi, al primo posto come cancro negli uomini. Più che mancanza di prevenzione, da nord a sud aumenta la popolazione anziana e di conseguenza il rischio di contrarre questa malattia ma i pericoli di ammalarsi in età più giovane è concreto e dipende anche dagli stili di vita: a rischiare di più coloro i quali hanno un'alimentazione errata e sono in sovrappeso.
L'importanza del test Psa
Per scoprire le condizioni generali della prostata, uno dei migliori strumenti per una diagnosi può essere l'esame del Psa da effettuare con un normale prelievo del sangue. In questo modo si può scoprire, tramite i valori, se la malattia si trova all'inizio e nelle fasi in cui si può intervenire in maniera più efficace e tempestiva. Non sempre, però, valori elevati sono sinonimi di un tumore perché può trattarsi anche di una prostatite (infiammazione) ma anche un fisiologico aumento del volume dell'organo (ipertrofia) più comune con l'avanzare dell'età.
Questo test, però, a volte viene utilizzato dai pazienti come unico strumento di diagnosi ma è sbagliato: di fondamentale importanza la visita dall'urologo perché "circa un quarto dei tumori si manifesta con un Psa nei limiti della norma ma con un nodulo alla prostata, causando una vera e propria 'perdita' del paziente nel processo diagnostico", ha spiegato a Repubblica il prof. Tommaso Cai, direttore dell'U.O. di Urologia dell'Ospedale di Trento e segretario della Società italiana di andrologia (Sia). Inoltre, il Psa "non costituisce un marcatore specifico del tumore alla prostata, ma indica solamente che questa è in uno stato non ottimale di salute e non permette di identificare quale sia l'aggressività del cancro", sottolinea l'esperto.
Come fare prevenzione
Dall'alimentazione allo stile di vita, sono molti i fattori che possono impedire la comparsa del tumore alla prostata: dai 40-45 anni la visita dall'urologo dovrebbe essere consuetudine anche e soprattutto nelle persone che hanno parenti che hanno affrontato la malattia.
Ottime notizie, infine, anche dalle attuali terapie e quelle previste nel prossimo futuro in grado di trattare questo cancro "con successo e garantire una migliore qualità della vita con una rapida ripresa funzionale".Leggi anche:
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