Intercettazioni, governo: "Gravi indizi di reato" Il Pd non ci sta: "Passo avanti, ma non basta"

Emendamento al ddl intercettazioni in commissione Giustizia al Senato: l’autorizzazione può essere chiesta quando sussistono gravi indizi di reato. La legge non potrà essere applicata ai processi in corso, inasprite le sanzioni per il giornalisti. La Fnsi: "In piazza il 28 aprile". Protesta l'opposizione

Intercettazioni, governo: "Gravi indizi di reato" 
Il Pd non ci sta: "Passo avanti, ma non basta"

Roma - L’autorizzazione alle intercettazioni può essere chiesta quando sussistono gravi indizi di reato. È quanto prevede l’emendamento presentato dal governo al ddl intercettazioni ora all’esame della commissione giustizia del Senato. Il governo ha presentato solo due proposte di modifica al testo, ma il relatore di maggioranza ha inserito nel provvedimento il divieto di riprese e registrazioni all’insaputa dell’interessato, che potrebbe limitare il campo d’azione dei media.

La Fnsi in piazza Il 28 aprile i giornalisti scenderanno in piazza per manifestare contro il ddl intercettazioni. Lo ha deciso la Federazione nazionale della stampa per protestare contro quella che giudica "una legge bavaglio". Alla manifestazione seguiranno altre iniziative di lotta.

La proposta del governo Nella proposta di modifica del governo si prevede che per chiedere l’autorizzazione ad intercettare servano i "gravi indizi di reato" e "l’assoluta indispensabilità" di queste per la prosecuzione delle indagini. Eliminando dal testo gli ’evidenti indizi di colpevolezzà, si da la possibilità di poter disporre intercettazioni anche nei procedimenti a carico di ignoti. Per poter intercettare, però, è necessario che l’utenza sia intestata (o effettivamente in uso) o all’indagato o ad una terza persona che, già emersa dalle indagini come a conoscenza dei fatti per i quali si procede, si ritiene ne farà uso per conversazioni o comunicazioni che riguardino i fatti oggetto dell’indagine. Il principio vale anche per le riprese visive.

I luoghi sotto sorveglianza I luoghi sottoposti a sorveglianza devono appartenere o essere utilizzati dall’indagato o da persone diverse sempre che risultino, dalle indagini, già a conoscenza dei fatti sui quali si sta conducendo l’inchiesta giudiziaria. In questo modo, spiega il governo, si garantisce che i controlli siano diretti soltanto verso chi "con assoluta verosimiglianza", nel corso delle conversazioni tratterà proprio dei fatti su cui si sta indagando. Il tutto senza che ci sia pregiudizio per terze persone estranee. Ad autorizzare le intercettazioni sarà il tribunale e non più il gip. Il tribunale nella sua valutazione non potrà basarsi su dichiarazioni rese dal coimputato in procedimento connesso, non riscontrate, nè su testimonianze indirette rese da chi si rifiuta o non è in grado di indicare la fonte diretta, né, infine, su dichiarazioni rese da informatori di polizia giudiziaria non interrogati "né assunti a sommarie informazioni". Sempre nello stesso emendamento il governo prevede che si possa chiedere una proroga delle intercettazioni quando si ritiene, dalle indagini, che "l’attività delittuosa sia prossima ad ulteriori conseguenze", oppure che si stiano per commettere nuovi reati. La proroga può avere una durata massima di 15 giorni, anche non consecutivi.

L'applicazione del ddl La legge sulle intercettazioni non potrà essere applicata ai processi in corso per i quali è già stata chiesta l’autorizzazione a farle. Nella proposta di modifica che porta la firma del sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo si prevede comunque che possano essere applicate immediatamente a tutti i processi in corso le norme del provvedimento relative ai divieti di pubblicazione e gli obblighi di segreto. Si differisce poi di sei mesi dall’entrata in vigore della legge l’efficacia della norma che attribuisce al tribunale distrettuale in composizione collegiale la competenza ad autorizzare le intercettazioni.

I rischi per i giornalisti Brutte notizie per i giornalisti che registrano le conversazioni. Un emendamento del relatore Centaro, presentato in Commissione Giustizia al Senato, stabilisce un nuovo reato del codice penale: le riprese e registrazioni fraudolente. Ecco il testo: "Chiunque fraudolentemente effettua riprese o registrazioni di comunicazioni e conversazioni a lui dirette o comunque effettuate in sua presenza, è punito con la reclusione da sei mesi a 4 anni. La punibilità è esclusa quando dalle riprese o registrazioni di cui al comma 1 emerge una notizia di reato e la stessa viene tempestivamente comunicata all’autorità giudiziaria".

Il Pd storce il naso "L’unico passo avanti fatto dagli emendamenti del governo e dal relatore è quello di essere tornati ai gravi indizi di reato per disporre le intercettazioni telefoniche". Lo dice Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, che aggiunge: "Penso che su questi emendamenti si possano presentare dei sub-emendamenti, e naturalmente noi lo faremo. Se c’è la volontà di continuare a discutere il testo per trovare una soluzione condivisa, noi siamo ovviamente disponibili visto che sono in gioco beni di prima grandezza come, da un lato, la dignità e la privacy delle persone e, dall’altra ,il diritto all’informazione e il buon funzionamento delle indagini giudiziarie. Se invece questa è una parola ultimativa, il testo non ci convince.

Per quanto riguarda l’informazione - aggiunge - credo che le soluzioni adottate dal governo non vadano nella direzione auspicata. La punizione dell’informazione non funziona, bisogna semmai prevenire le fughe di notizie".

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica