«Date un luogo comune a un fanatico e ne farà un dogma». Così, sommessamente, Roberto Gervaso salmodiava per esorcizzare la malattia culturale del nostro tempo. Un virus che si è annidato per decenni in anfratti ben protetti, da dove ciclicamente esce per «evangelizzare» le nuove leve. Una malattia culturale che ha nella monopolizzazione della sinistra il suo sintomo più evidente. Quasi un gigantesco drago contro il quale faticano non poco gli sparuti san Giorgio indipendenti che tentano di difendere i principi della cultura liberale. Tra questi paladini spicca Edoardo Sylos Labini, attore e regista teatrale. Da tempo porta avanti una sua «politica culturale» che con Gramsci c'entra ben poco e che ha come punti cardinali il pensiero di Benedetto Croce, il genio di Gabriele D'Annunzio e la lucidità di Leo Longanesi.
«È sempre più difficile - spiega l'attore, reduce da una lunga tournée lungo tutta la penisola dove ha portato il fortunato spettacolo Gabriele d'Annunzio, tra amori e battaglie - difendere l'originalità e l'indipendenza di giudizio. Quasi che il paradosso fosse più raro e costoso di un diamante. Aveva ragione Longanesi a dire che il paradosso è il lusso delle persone di spirito, mentre la verità è il luogo comune dei mediocri». Le invettive, i paradossi, la libertà e l'indipendenza di un artista di razza non possono che scontrarsi con il muro di gomma tirato su da chi ha fatto della verità culturale prima un monopolio e poi un dogma. «Si può parlare di tutto, beninteso. Però la chiave di lettura dominante su ogni argomento la dettano i giornali di sinistra - aggiunge Sylos Labini -, forti di una tradizione che ha origini lontane. E contro questo monopolio è giusto sempre scendere in guerra e combattere. Ancor di più oggi che la sinistra appare divisa, annacquata e disorientata».
Al suo impegno di attore, regista e promotore culturale (a Sylos Labini si deve, tra l'altro, la nascita del foglio Il Giornale Off, che dà conto come poche altre testate del fervore di una culturale e di un'arte d'avanguardia e non allineata) l'attore ha affiancato recentemente l'impegno più propriamente politico. Dallo scorso marzo fa parte del comitato di presidenza di Forza Italia e onora il suo ruolo con battaglie sempre più cogenti sul futuro culturale e sulla valorizzazione artistica del nostro Paese. «Tra i luoghi comuni più odiosi - ricorda l'attore, che oggi sarà al fianco di Silvio Berlusconi nella presentazione del nuovo dipartimento Cultura del partito - c'è quello che da decenni identifica l'artista di valore come naturalmente schierato a sinistra. Una sciocchezza che è sempre stata venduta come oro colato. Mai come oggi, però, questa falsità mostra la sua pietosa debolezza dal momento che sono in molti a uscire allo scoperto. Insomma siamo all'outing collettivo di tanti artisti che finalmente possono mostrare tutto l'orgoglio del loro non essere allineati. Oggi è possibile rivendicare questa autonomia. Ed è proprio da qui che, secondo me, bisogna ripartire. Non solo per sdoganare i grandi maestri e i valori immortali della cultura liberale, ma anche per dare vita a una politica del fare che punti sul nostro patrimonio artistico e culturale come volano per la crescita». Di idee Sylos Labini ne ha molte e azzarda: «A me, come a tanti altri, non basta più smascherare il vizietto del doppiopesismo e del miope allineamento ai dogmi.
Vogliamo un rilancio che sia incubatrice di nuove idee. Bisogna tornare, insomma, a essere originali, inventivi, lucidi e liberi come ai tempi di Marinetti (altro nume tutelare e cavallo di battaglia della carriera teatrale dell'attore, ndr)».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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