Il complotto contro il Cav e la macchina del silenzio

Se il premier silurato fosse stato Prodi o Renzi quale sarebbe stata la reazione dei compagni e dei grillini, quelli che invocano ogni dì il rispetto della legalità?

Il complotto contro il Cav e la macchina del silenzio

Un paio di mesi fa Alan Friedman scrive un libro intitolato Ammazziamo il gattopardo in cui racconta i retroscena - documentati con tanto di interviste televisive - della cacciata di Silvio Berlusconi da Palazzo Chigi nel 2011, sostituito da Mario Monti in modo rocambolesco. Il testo è ricco di particolari. Vi si legge che Giorgio Napolitano brigò per convincere il professore bocconiano a fare il premier, nominandolo subito senatore a vita per semplificare la pratica. Il docente, pur corteggiato in quel modo dal capo dello Stato, non si fece immediatamente convincere ad accettare l'incarico e si consultò con amici, tra cui Romano Prodi e Carlo De Benedetti. I quali lo spinsero ad accogliere l'offerta.

Nessuno di coloro che ebbero parte nell'intrigo ha smentito una riga di Friedman. Cosa che peraltro sarebbe stata difficile, visto che il giornalista americano aveva registrato le testimonianze raccolte, inclusa quella dello stesso Monti. La pubblicazione del libro, cui seguirono numerosi dibattiti televisivi e la messa in onda di vari filmati in cui i protagonisti del pasticcio confermavano le manovre denunciate, suscitò scalpore per qualche giorno. Poi la vicenda finì nel dimenticatoio. More solito. D'altronde è noto: quando c'è di mezzo il Quirinale, prevale il silenzio sull'esigenza di chiarire i fatti.

Alcuni giorni orsono, nuove indiscrezioni sul siluramento dell'ex Cavaliere. Arrivano dagli Stati Uniti. Parla Timothy Geithner, stretto collaboratore di Barack Obama. Dice che furono la Angela Merkel e Nicolas Sarkozy a far fuori Silvio, sia pure attraverso «alcuni funzionari europei». La cancelliera e il presidente francese chiesero un aiuto agli Usa per giubilare Berlusconi. Non passano neanche 24 ore e il politologo statunitense Edward Luttwak, mai tenero con il Cavaliere, ammette la trama: andò proprio così. A questo punto ci si aspetta che scoppi uno scandalo. Niente. Lassù, in alto, si cerca semmai di minimizzare. Si smentisce ciò che non si può smentire. Addirittura qualche fessacchiotto al servizio dei potentati di sinistra afferma che si tratta di letteratura, ovviamente di quart'ordine. Trionfa il negazionismo, nonostante le notizie provengano da fonti autorevoli.
Siamo esterrefatti. E ci domandiamo con sgomento come mai, di fronte a certe rivelazioni, l'apparato progressista non abbia il coraggio di fiatare se non per dire e ribadire: «Tutte invenzioni». Solo Il Giornale ha alzato la voce, e da mercoledì manderà in edicola un instant book in cui si narra, punto per punto, l'intera storia, firmato da Renato Brunetta, capogruppo alla Camera (Forza Italia).

In attesa di compulsarlo, ci limitiamo a porre una domanda a lorsignori che insistono nel prendere sottogamba siffatto complotto internazionale: se il premier silurato contro ogni regola democratica, invece che Berlusconi, fosse stato, chessò, Prodi o Renzi, quale sarebbe stata la reazione dei compagni e dei grillini, quelli che invocano ogni dì il rispetto della legalità?

In assenza di risposte, ci tocca immaginare: cortei, comizi, piazze piene, interrogazioni parlamentari, sommosse, violenze, occupazioni e chi più

ne ha più ne metta. Poiché, viceversa, in questo caso le scorrettezze (eufemismo) sono state commesse contro l'odiato uomo di Arcore, tutto va bene - anche ridurre a strame la Costituzione tanto amata - madama la marchesa.

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