Avete presente il Millenium Bug? Alla mezzanotte del 31 dicembre 1999 i nostri computer sarebbero dovuti esplodere per un difetto di memoria, poiché non essendo - dicevano - esseri intelligenti, avrebbero potuto confondere il 2000 con il 1900. Riportando il mondo all'età (informatica) della pietra. Invero i nostri pc ci sorpresero e tecnici allertati in tutto il mondo festeggiarono la chiamata al lavoro in un giorno di festa raddoppiando le bollicine di Capodanno. Pericolo scampato, dunque, se non fosse che da quel giorno molto è successo: Microsoft, ad esempio, ha rilasciato nel corso degli anni tre nuovi sistemi operativi, Apple ha inventato il mercato dei tablet, Google ha allargato i confini, Samsung e affini hanno inondato il Pianeta di apparecchi mobili. Siamo tutti collegati, insomma, e per questo adesso - molte ere digitali dopo -, l'allarme ritorna. E forse è pure più concreto.
Tutto nasce dal fatto che Microsot, dieci anni dopo il lancio, ha deciso di mandare in pensione uno dei suoi sistemi operativi più di successo, ovvero quell'Xp che ancora oggi lavora su migliaia e migliaia di computer di tutte le lingue. È vero che dopo è arrivato Windows 7, è successo che poi Windows 8 ha cambiato completamente i parametri di quelli affezionati alla creatura di Bill Gates, però Xp è ancora lì, e soprattutto è ancora lì sui computer che contano: quelli su cui si lavora con i nostri dati sensibili.
E così in pratica ieri a Milano Microsoft ha spiegato che c'è da correre, anche perché la dead line è dannatamente vicina: l'8 aprile. Da quel giorno Xp, cose si dice in gergo tecnico, non sarà più «supportato» e in sintesi questo vuol dire che cesseranno gli aggiornamenti automatici. E che la sicurezza sarà ridotta al minimo: «Questo non significa - ha spiegato Carlo Purassanta, amministratore delegato di Micorsoft italia - che i computer con Xp smetteranno di funzionare. Ma che contro gli hacker saranno via via più deboli: se oggi vengono aggrediti 15 pc su 1000, presto potranno essere 100 o anche 200». Così la domanda nasce spontanea: «Visto che Xp è montato sulla stragrande maggioranza dei computer della pubblica amministrazione, i nostri dati sensibili non sono in pericolo?». Risposta: «Appunto, siamo qui per lanciare un messaggio. Aiutateci a diffonderlo».
Allarme, in pratica: siccome il mondo - anche quello di internet - è pieno di malintenzionati, il web è pieno di virus e malware pronti a attaccare per rubare chiavi d'accesso ai segreti di tutti. Un sistema protetto si difende («anche se un po' come il doping: l'antidoping è sempre di rincorsa»), uno non supportato a poco a poco diventa come la difesa del Sassuolo: da retrocessione. E si porta in serie B anche le nostre vite. Perché (e qui sta il punto) i pc targati Xp sono ancora quelli della pubblica amministrazione, quelle delle piccole banche, quelli dei piccoli ospedali che, a differenza del San Martino di Genova, utilizzano macchine dell'età della pietra. «Non sapendo - ha spiegato Dario Patrone, direttore dei sistemi informativi dell'istituto - che nel solo primo anno, investendo in nuova tecnologia, abbiamo risparmiato 100mila euro». Un caso (quasi) unico, visto che secondo la ricerca Idc commissionata da Microsoft dall'8 aprile il 66,1% dei computer della PA saranno a rischio e con loro tutte le cose che ci appartengono: file sanitari, notizie personali, numeri di carte di credito. Privacy e denaro insomma. Che fare, dunque? Purassanta invita all'upgrade a Windows 8, «perché chi pensa di fermarsi alla versione 7 è come se pretendesse di andare nello spazio su mezzi a quattro ruote».
Ma il vero problema sono il tempo che manca e la velocità di reazione, parola spesso sconosciuta dallo Stato e da chi fa per lui. E così in pratica, se non si affronta subito il problema, non resta che una cosa: sperare che i nostri computer siano esseri più intelligenti di noi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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