La manifestazione del 5 ottobre non si dovrà tenere. Il Tar del Lazio al quale si sono rivolte le associazioni che chiedevano di poter scendere in piazza a pochi giorni dall'anniversario del massacro di Hamas ha deciso di non sospendere il divieto imposto dal ministero dell'Interno per ragioni di sicurezza e ordine pubblico. La ragione del divieto sta nella promozione fatta dai Giovani Palestinesi come omaggio all'attentato terroristico svolto da Hamas in Israele il 7 ottobre 2023. Un vero e proprio pogrom che ha portato oltre mille morti e un numero indefinito di ostaggi, alcuni dei quali sono ancora nelle mani di Hamas. Per l'organizzazione della manifestazione, così come scritto nei comunicati, quello è stato un atto di resistenza, in quanto loro non considerano Hamas un'organizzazione terroristica e i suoi militanti vengono definiti come "martiri".
Hanno deciso di proporre un ricorso contro la decisione del ministero ma il Tar, come dichiarano loro stessi "ha ritenuto non vi fosse tempo per un'istruttoria" e "si dibatterà nel merito della legittimità del divieto il 29 ottobre". Ma nel frattempo, scrivono, "questo non verrà revocato". Pertanto chiunque scenderà in piazza il prossimo sabato lo farà in violazione della legge e di un divieto. I Giovani Palestinesi, e le associazioni che hanno scelto di esserci sostengono che si tratti di un "diktat politico" perché, secondo loro, sarebbe "volto a censurare qualunque voce provi a denunciare il coinvolgimento del governo in Palestina". Una ricostruzione fuorviante, imprecisa e anche falsa, perché dall'anno scorso ogni sabato ci sono state manifestazioni in tutta Italia a sostegno della Palestina e quella del 5 ottobre sarebbe solo la seconda che verrebbe vietata, dopo quella dello scorso 27 gennaio, Giornata mondiale della Memoria.
Il fatto che dietro la volontà ferrea di scendere in piazza ci siano altri interessi al di là del sostegno alla Palestina lo dimostra il fatto che Yousef Salman, presidente della Comunità palestinese di Roma e del Lazio, ha deciso di non unirsi a questa testarda presa di posizione e non sarà in piazza il 5 ottobre. "Non saremo in piazza questo sabato ma quello dopo, il 12 alle 15 in piazzale Ostiense, a Piramide. Insieme all'Api, associazione palestinesi in Italia e al movimento studenti palestinesi in Italia, chiediamo il cessate il fuoco, lo stop al genocidio e ai bombardamenti israeliani in Libano e la fine dell'occupazione israeliana in Palestina.
Non saremo in piazza questo sabato, insieme a Udap e ai giovani palestinesi d'Italia, perché non è autorizzata", ha spiegato. Un atteggiamento ragionevole, che fa gli interessi della Palestina. A differenza di quello delle sigle che comunque saranno in piazza il 5 ottobre.
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