Ringrazio il presidente Giorgio Napolitano e accetto la grazia che mi offre commutando la pena detentiva in una piccola ammenda. Lo faccio non tanto e non solo per me, ma per coerenza con una battaglia di libertà che dovrebbe, uso il condizionale non a caso, riguardare tutta la categoria. Nelle motivazioni del provvedimento che mi riguarda, il capo dello Stato insiste sulla necessità di adeguare una legislazione, quella sulla libertà di stampa, antica, inadeguata e illiberale, fuori da qualsiasi parametro europeo. È questo un punto di ripartenza importante e solenne, che la magistratura e il legislatore non potranno ignorare da qui in avanti.
La giornata di ieri si era aperta sotto il cattivo auspicio del parere negativo alla grazia dato dalla Procura di Milano. Un atto da pura casta che vuole difendere a oltranza il proprio errore, frutto di odio politico e scelleratezza. Mi hanno umiliato con la condanna, con la definizione in sentenza di «delinquente abituale socialmente pericoloso», hanno violato, per la prima volta in Italia, la sede di un giornale mandando i poliziotti ad arrestare un direttore alla sua scrivania. Non contenti, uno zelante funzionario mi ha inflitto, inutilmente come poi dimostrato nel processo, la gogna della foto segnaletica e delle impronte digitali. Sono ferite che bruciano e su cui oggi Napolitano stende un medicamento.
Permettetemi dei ringraziamenti. Al mio editore, la famiglia di Paolo Berlusconi, che ha sopportato questa anomalia della quale non aveva alcuna responsabilità. Alla mia redazione, ai vicedirettori e a Vittorio Feltri che hanno continuato con dignità e orgoglio il lavoro quotidiano. Al mio avvocato nella causa di diffamazione, Valentina Ramella, dello studio Lo Giudice, che si è prestata a salvare un principio prima che un cliente.
A Ignazio La Russa, avvocato nel processo per l'evasione, che si è fatto autonomamente promotore della richiesta di grazia, insieme con Maurizio Belpietro e con i colleghi di Libero, all'onorevole Luca D'Alessandro e ai trecento parlamentari che hanno raccolto firme in mia difesa.Il grazie più grande a voi lettori. Torno a lavorare con maggior vigore di prima. Ci aspetta la battaglia madre di tutte le libertà. Quella delle urne.
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