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L'Italia è moribonda, viva l'Italia

Ma l'Italia si sta disfacendo o dobbiamo finirla col piagnisteo?

Ma l'Italia si sta disfacendo o dobbiamo finirla col piagnisteo? Curiosa palestra degli opposti estremismi è il Corriere della Sera che nello stesso giorno ha ospitato un apocalittico editoriale di Ernesto Galli della Loggia che descrive con lucido sconforto la catastrofe italiana e tutto il marcio minuto per minuto. E dall'altra Aldo Cazzullo che, anticipando il suo libro Basta piangere, scrive che si sta meglio adesso, non c'è paragone col passato. Assegnatomi l'inconsueto ruolo di moderato centrista tra i due opposti estremisti del Corsera, dirò che condivido l'analisi d'Ernesto lo storico, i fatti sono quelli. E più lo sconforto sale se lo vedi con gli occhi della cultura.

Ma Aldo l'inviato non ha torto per due ragioni: uno, la lagna di rimpiangere il tempo che fu appartiene a ogni epoca e dunque è uno stato d'animo prima che un fatto. Due, il pessimismo della ragione esige l'ottimismo della volontà. Vediamo l'altalena degli ultimi cent'anni: abbiamo vissuto due catastrofi belliche, seguite da due ventenni gagliardi (in opere, fiducia e vitalità); poi siamo entrati in un tunnel di decadenza dalla fine degli Anni Sessanta in poi, con un vitale risveglio negli Anni Ottanta e alle origini della Seconda Repubblica. Poi le crisi internazionali e il degrado interno.

Sommando dirò: oggi abbiamo possibilità di vita mai avute prima, grazie alla tecnica, alla medicina e al benessere. Ma siamo prigionieri di una decadenza totale. Orazione finale con sintesi cazzugallina: viva l'Italia moribonda, con disperata fiducia.

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