TorinoL'appuntamento è per il 3 aprile, quando Davide Vannoni varcherà per la prima volta l'ingresso di un'aula di tribunale per sedersi sul banco degli imputati. Ieri il fondatore di Stamina Foundation è stato rinviato a giudizio con l'accusa di tentata truffa ai danni della Regione. Una vicenda che risale al 2007 e che si incrocia marginalmente con l'altra inchiesta di cui Vannoni è protagonista. Quella del pm Guariniello che lo vede indagato per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e per somministrazioni di farmaci imperfetti e pericolosi nell'ambito della sperimentazione del metodo Stamina.
Ieri il gup Luca Del Colle ha impiegato meno di venti minuti per decidere il futuro processuale del guru di Stamina. E a poco è valso il tentativo del suo avvocato, Roberto Piacentino, di far valere la prescrizione del reato. La vicenda riguarda un finanziamento di 500mila euro che Vannoni tentò di avere dalla Regione Piemonte nel 2007 per aprire un laboratorio per la ricerca sulle cellule staminali. In realtà, il professore di euro ne avrebbe voluti 3 milioni e mezzo e i 500mila che lo hanno portato a giudizio rappresenterebbero solo una prima tranche del finanziamento sperato. Una storia dalla quale emerge l'abile capacità di Vannoni di intessere i giusti rapporti politici bipartisan per portare avanti le sue aspirazioni di guaritore. Per consentire a Vannoni di avere i soldi, infatti, venne presentato da un consigliere regionale un emendamento alla finanziaria che solo per un soffio, nel 2008, non venne poi approvato dalla giunta Bresso. Quello che non sapevano coloro che appoggiavano il finanziamento è che le carte fornite da Vannoni non erano in regola. Secondo l'accusa del pm Giancarlo Avenati Bassi, infatti, il guru di Stamina si era presentato come fondatore dell'associazione «Medicina Rigenerativa», madre della futura Stamina Foundation, che in realtà non era iscritta nelle onlus. Non solo. Il comitato scientifico che Vannoni diceva di aver riunito, in realtà non esisteva. Così come non esistevano i sei casi di pazienti presentati a corredo del progetto. «Speravo che la vicenda si risolvesse in fretta, vuol dire che dimostreremo in dibattimento la mia innocenza. Sono assolutamente sereno», ha commentato Vannoni. «Non sono io a dire che non ho commesso il reato - ha aggiunto Vannoni - a parlare sono i documenti e li porteremo in dibattimento». Intanto dalle carte processuali emerge la figura camaleontica di Vannoni, capace di essere al tempo stesso professore universitario, titolare di una società di sondaggi e ideatore del metodo Stamina. Una figura controversa finita nella lista nera di tutta la comunità scientifica. Eppure ci fu un tempo in cui Vannoni aveva credito. Nel 2007, quando chiese il finanziamento alla Regione attraverso «Medicina Rigerativa», Vannoni era anche titolare di un'altra società, la Cognition, che faceva sondaggi. La sede ancora una volta era lo scantinato di via Giolitti dove Vannoni, da un lato, riceveva pazienti dando pareri sulle loro cartelle cliniche, e dall'altro gestiva un'attività di call center e faceva sondaggi per conto della Regione, dell'Ires, di enti per il turismo, di partiti politici. Durante l'inchiesta sono state sentite decine di persone. Ci sono gli allora consiglieri regionali che presentarono l'emendamento, ma anche gli studenti del Politecnico che passavano ore e ore nel call center a fare sondaggi per avere dei crediti formativi per l'Università. Sono stati alcuni di questi studenti a raccontare della miriade di incarichi che riceva Vannoni, ma anche dei pazienti che si presentavano con le cartelle cliniche e che il guru riceveva. Uno studente avrebbe anche ricordato di quando «Vannoni scherzava sul fatto che i pazienti lo chiamassero professore o medico».
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