Anche Bologna s'inchina ai diktat Lgbt: ecco l'identità alias per i mezzi pubblici

Addio a nome e genere registrati all’anagrafe, trionfa l’ideologia. La vicesindaca Clancy: “Così evitiamo momenti difficili”

Anche Bologna s'inchina ai diktat Lgbt: ecco l'identità alias per i mezzi pubblici
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Milano non è sola. Anche un’altra città guidata dalla sinistra ha deciso di sposare l’ideologia e genuflettersi alle pretese della galassia Lgbt: parliamo di Bologna, dove da oggi è possibile indicare la propria identità alias sull’abbonamento del trasporto pubblico invece del nome e del genere registrati all’anagrafe. Come riportato dal Corriere di Bologna, l’iniziativa è stata sposata da Tper e permette il rilascio di abbonamenti nominativi alle persone con una semplice autodichiarazione.

Si tratta di un passo avanti verso l’inclusività per la vicesindaca Emily Clancy, intervenuta alla presentazione dell’iniziativa. La possibilità di richiedere l’abbonamento ai mezzi pubblici con un’identità alias eviterà eventuali “momenti difficili”, ad esempio in occasione di controlli: “Per un nome che non corrisponde alla propria identità di genere”. Ma non si tratta di una novità per la città a guida dem. Le identità alias vengono applicate da settembre 2023 ai dipendenti del Comune che ne hanno fatto richiesta e presto le maglie verranno allargate con il via libera per le biblioteche. Naturalmente saranno previsti anche i bagni gender neutral, o meglio “senza etichettatura di genere”.

“Stiamo lavorando e stiamo facendo una grande operazione di tessitura di diritti, le parole di Porpora Marcasciano, prima firmataria di un ordine del giorno in Consiglio Comunale che ha portato all'accordo con Tper. “Oggi è uno dei punti verso l'applicazione dei diritti che rende Bologna unica in Italia”, ha aggiunto la consigliera comunale che si dice “soddisfatta - riporta La Nazione - ma mai completamente” perché “c'è ancora molto lavoro da fare”. Non mancano le polemiche in rete, per molti bolognesi si tratta dell’ennesimo assist alla comunità arcobaleno.

In tackle Pro Vita & Famiglia con il referente Francesco Perboni, che ha invocato il blocco dell'iniziativa poichè il tema è grave e ne va della dignità delle persone: "Oltre ad avere dei seri dubbi sull'applicabilità e sulla stessa legalità di questi provvedimenti, per cui ogni individuo potrebbe essere identificato in modo diverso a seconda del diverso ambito della vita pubblica togliendo valore al documento di identità, il problema principale è che l’ideologia Lgbtqia+ si propone

come una falsa via di libertà per permettere alle persone di essere tutto ciò che vogliono, ma in realtà ne cancella l'identità. Per non parlare dei pericoli per le donne, per la loro dignità e la loro sicurezza".

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