Arrestato Baldassarri, mister 5% Mps


Massimo Malpica

RomaLa politica resta sullo sfondo, i pesci grossi della banca sul fondo. E le prime manette nella vicenda Mps scattano ai polsi del «pesciolino» Gianluca Baldassarri, ex capo dell'Area Finanza di Montepaschi, rientrato in Italia lunedì scorso e fermato ieri mattina, per «gravi indizi» relativi all'accusa di associazione per delinquere e truffa aggravata. Baldassarri, considerato componente di vertice della «banda del cinque per cento», quella di cui ha parlato il banchiere Antonio Rizzo che ne ebbe notizia nel 2008 quando lavorava alla Dresdner bank, era ad Alessandria, a casa della fidanzata 27enne. In tasca gli uomini delle fiamme gialle gli hanno trovato 35mila euro in contanti, e gli inquirenti sono convinti che fosse pronto a scappare all'estero, probabilmente in direzione Londra. Baldassarri - che ha case nella capitale inglese e negli Usa, a Miami - avrebbe contattato alcuni testimoni dell'indagine su Mps, oltre a chiedere tra lunedì e martedì lo smobilizzo di Btp per un milione di euro. Così la procura di Siena ha deciso di far scattare il fermo per il dirigente, motivandolo con il pericolo di fuga. Ora tocca al pm di turno a Milano - dove l'uomo è stato portato in carcere, e dove la gdf ha perquisito appartamenti nella sua disponibilità - chiedere entro 48 ore la convalida del fermo al gip.
Il tutto, per il legale di Baldassarri Filippo Dinacci, è solo «un grosso equivoco processuale che sarà presto chiarito». L'ex numero uno dell'area Finanza di Mps, per l'avvocato, non aveva intenzione di scappare, «basti pensare che è rientrato da pochi giorni dall'estero, facendo peraltro tappa a Zurigo». Insomma, per Dinacci «se Baldassarri fosse voluto fuggire, non sarebbe rientrato». Quanto alle case di Londra e Miami, citate nelle quattro pagine delle motivazioni del decreto di fermo, secondo l'avvocato del dirigente, non sarebbero a sua disposizione. La residenza in Florida è infatti «sotto sequestro» perché «intestata alla Biscayne Bay Holdings», le cui quote sono state sequestrate a Baldassarri il 6 febbraio dalla procura. La casa di Londra è affittata dalla figlia del manager, che studia lì, a settembre del 2012, «quando l'inchiesta non era ancora cominciata, quindi in tempi non sospetti», spiega Dinacci. In realtà, anche se non nota al pubblico, la prima verbalizzazione sulla «banda del 5 per cento» risale al 2008, quando il banchiere-superteste Rizzo raccontò ai pm milanesi che indagavano sulla società svizzera Lutifin quanto aveva appreso a cena dal collega di Dresdner Michele Cortese. Rizzo si era insospettito per una consulenza da 600mila euro destinata proprio a Lutifin per la ristrutturazione di un derivato da 120 milioni di euro «restituito» da Mps alla Dresdner. E Cortese, a cena, spiegò a Rizzo che registrava che «per mia conoscenza per lavorare con Mps si pagano Baldassarri e Pontone (responsabile londinese di Mps, ndr). La chiamano la banda del cinque per cento».
I pm senesi contestano a Baldassarri anche l'aver occultato (e l'aver firmato) il contratto tra Mps e Nomura, relativo all'operazione Alexandria, in concorso con l'ex presidente della banca toscana, Giuseppe Mussari e con l'ex direttore generale Antonio Vigni. Un'accusa che sarebbe scaturita proprio dagli interrogatori-fiume resi da Vigni a Siena nei giorni scorsi. Per quell'episodio, a Vigni e Mussari verrebbe anche contestato, in un avviso di garanzia che sarà presto notificato agli indagati, il reato di ostacolo alla vigilanza (già contestato a Vigni nel filone sull'acquisizione di Antonveneta).

E oggi, a Siena, proprio Mussari verrà ascoltato dai pm. L'ex gran capo di Mps era già «passato» in procura due settimane fa, ma l'assenza di uno dei suoi legali era bastata a fargli ottenere un sorprendente rinvio del faccia a faccia.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica