Quando è il tuo stesso ufficio a smentire le tue stime e le tue previsioni; quando sono i tuoi uomini a lanciare l'allarme e a dire: «No signori, così non ce la facciamo»; allora è il momento di ammettere che qualcosa non è andato per il verso giusto, oppure è l'ora di constatare (pacatamente e serenamente) che questa gestione del problema non porta da nessuna parte. Ieri l'impietoso verdetto sull'operato di Angelino Alfano, responsabile dal oltre un anno dell'operato del Viminale, è stato pronunciato da Giovanni Pinto. Convocato dalla commissione Difesa della Camera dei deputati per un'audizione sul tema degli sbarchi di clandestini sulle nostre coste, il direttore centrale dell'immigrazione e della polizia di frontiera ha detto chiaramente e senza giri di parole che «il sistema di accoglienza per i migranti è al collasso». Per poi aggiungere allarmato: «Non abbiamo più luoghi dove portarli e le popolazioni locali sono indispettite dal continuo arrivo di stranieri».
«Attraverso la Libia - ha spiegato Pinto ai membri della commissione Difesa - giunge l'universo mondo. In quel Paese c'è la percezione di assoluta mancanza di controllo e rischiamo in prospettiva di vedere aumentare sensibilmente il numero di clandestini. In Libia non c'è un primo ministro, non c'è alcuna compagine governativa, non ci sono ministri. Ci sono clan. I rappresentanti nominati dell'Assemblea sono alle dipendenze delle tribù che controllano il territorio». «Non abbiamo di fronte - ha lamentato il dirigente del Viminale - un governo col quale instaurare un dialogo, possiamo dare tutti gli aiuti che vogliono, ma poi potrebbero essere usati in maniera negativa, non per le finalità stabilite». Alla domanda di quantificare il «problema», Pinto ha avanzato una cifra che oggi appare davvero drammatica e che - se confermata dai fatti - potrebbe davvero portare al collasso il sistema di protezione delle nostre frontiere: «Ci sono 800mila persone, se non di più, pronte a partire dall'Africa verso l'Europa». E pensare che alla fine di marzo lo stesso ministro Alfano aveva offerto altre cifre: tra i 300 e i 600mila potenziali migranti in arrivo. E aveva aggiunto che il Frontex, l'agenzia europea che dal 2004 gestisce la cooperazione tra i paesi per il controllo delle frontiere esterne, e l'operazione Mare Nostrum possono essere un valido antidoto a questo rischio. Anche su questo è stato smentito dallo stesso direttore centrale della polizia di frontiera che davanti ai membri della commissione Difesa ha spiegato: «Sicuramente l'operazione Mare Nostrum ha dato risultati eccellenti, anche se ha incrementato le partenze dalla Libia».
Varata il 18 ottobre scorso, questa operazione, militare e umanitaria a un tempo, coinvolge mezzi e uomini dell'Aeronautica, della Marina, dei Carabinieri e della Guarda di finanza. Costa circa 300mila euro al giorno e in sei mesi è riuscita a salvare oltre 20mila persone.
Lo stesso dirigente del Viminale poi ha frenato («Stiamo gestendo tutto con la massima tranquillità e non c'è nessuna situazione di allarme») ma le opposizioni si sono scatenate. Tra i leghisti guidati dal leader Matteo Salvini («Pronti a denunciare Renzi e Alfano, non fanno nulla per fermare l'invasione») ce n'è uno, Massimiliano Fedriga, che addirittura chiede l'incriminazione di Alfano come «scafista».
Pinto, nel corso dell'audizione, ha detto che il nostro Paese si sta organizzando per
accogliere 50mila persone. «E gli altri 750mila? - si chiede Laura Ravetto, presidente del Comitato Schengen e deputata di Forza Italia - Di loro si dovrebbe far carico la Ue, altrimenti non si parli più di Europa solidale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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