
Per limitare le libertà individuali in caso di pandemia ci vorrà una legge del Parlamento. Come ampiamente anticipato ieri da Maria Sorbi sul Giornale, è stato illustrato alle Regioni il Piano pandemico aggiornato al 2025-2029, con tre scenari di rischio crescente, da 50mila a 3 milioni di ricoveri e cure intensive necessarie fino a oltre 360mila pazienti. A distanza di cinque anni dall’inizio della pandemia Covid - il 20 febbraio 2020 fu scoperta la positività del cosiddetto «paziente 1» di Codogno, in provincia di Lodi - il governo ha trovato i fondi per il protocollo di oltre 150 pagine che scatterà in caso di «patogeni a trasmissione respiratoria a maggiore potenziale». La sinistra si spacca, il Piano piace al buona parte del mondo scientifico. «Tutelate le libertà e soprattutto i cittadini», commenta il ministro della Salute Orazio Schillaci.
Non ci saranno «atti amministrativi» in caso di misure che «possano essere coercitive della libertà o compressive dei diritti civili e sociali», i lockdown saranno «misure di extrema ratio nel rispetto della sovranità popolare», ricorda il capogruppo Fdi Galeazzo Bigmani. La maggiore attenzione andrà posta nei più fragili, come «anziani, malati con patologie rare, psichiatriche, oncologiche, comorbidità severe o immunodeficienze, persone con particolare fragilità sociale o economica, migranti e detenuti». Quindi niente più Dpcm tanto amati da Giuseppe Conte ma meccanismi rapidi di escalation e de-escalation delle misure.
D’altronde, come aveva scoperto nel suo accesso agli atti l’ex consulente dei legali dei familiari della Bergamasca Robert Lingard, era stato l’allora ministro della Salute Roberto Speranza nella bozza del Piano 2021 a escludere «misure di confinamento e provvedimenti restrittivi» poiché «prerogativa del Parlamento».
«Giusto calibrare sulla dinamica pandemica gli interventi restrittivi e trovare un equilibrio fra diritti dell’individuo e tutela delle comunità», è il commento di Gianni Rezza, ex dg della Prevenzione dal maggio 2020 al maggio 2023. Scettico sul no ai lockdown il direttore di Malattie infettive del San Martino di Genova, Matteo Bassetti: «Non si può derogare da quello che viene fatto in tutti i Paesi del mondo». Saranno comunque possibili «misure temporanee straordinarie ed eccezionali» ma «in trasparenza e dando priorità ai provvedimenti parlamentari nel rispetto dei principi costituzionali», non più coi decreti promulgati a tarda notte, vedi il lockdown deciso la notte tra 8 e 9 marzo da Conte, con la gente che prendeva i treni, vanificandone i benefici. Patetica la posizione M5s, cui ancora brucia la deposizione in commissione Covid che inguaia il governo sulle mascherine: «Il Piano prevede vaccini e lockdown ma solo in caso di emergenza. Finalmente ci danno ragione».
La centralità dei vaccini viene riconosciuta con dei distinguo necessari, anche alla luce degli orientamenti Oms: «Se approvati e sperimentati, risultano misure preventive efficaci con un rapporto rischio-beneficio significativamente favorevole», si legge nel Piano, ma sarà centrale «la sensibilizzazione attraverso una comunicazione» basata su «informazioni tempestive, puntuali, semplici ed efficaci su benefici e rischi correlati», in nessun modo con «toni drammatici da stigma sociale», vedi la crudele e macabra contabilità di morti e malati snocciolati al tg.
Il Pd è soddisfatto per un piano che «interrompe il cortocircuito politico di chi strizza gli occhi ai movimenti No Vax solo per fini elettorali», dice il dem Gian Antonio Ghirelli. Di tutt’altro avviso l’estrema sinistra: «Che ipocrisia presentare il Piano quando col Milleproroghe annullano le multe ai No Vax. La destra vuole distruggere la sanità pubblica», sibila la capogruppo Avs alla Camera Luana Zanella.
I vaccini andranno utilizzati insieme «a protocolli di cura efficaci e presidi terapeutici disponibili, da aggiornare o modificare con nuove informazioni rilevanti fondate su evidenze scientifiche», non più come il protocollo domiciliare «paracetamolo e vigile attesa», difeso dallo stesso Speranza fino al Consiglio di Stato sebbene fosse stato superato (se non sconsigliato) da numerose e successive ricerche scientifiche.
Nel 2020 il Piano pandemico c’era seppur non aggiornato ma non venne applicato (e chissà quanti morti potevano essere risparmiate) a scapito di un approccio emotivo ed emergenziale e una preparedness gonfiata con test di valutazione Oms troppo generosi, salvo poi restare senza Dpi, retrovirali o mascherine, regalate alla Cina mentre i medici della Bergamasca morivano come mosche. Stavolta, almeno una lezione dal Covid la politica sembra averla appresa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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