Prodigarsi ancora per salvare la Grecia, impedendo un ritorno alla dracma che farebbe «precipitare il Paese nella miseria» (parole del ministro delle Finanze ellenico, Yannis Stournaras), oppure concentrare gli sforzi su Italia e Spagna, mettendole al riparo dalle mire della speculazione? La Bce sembra non aver dubbi: meglio la seconda opzione. Anche a costo di allargare in Germania il partito di chi sostiene che sotto la gestione di Mario Draghi è nata «l'unione monetaria italiana». Dopo la riunione d'inizio agosto, quella che ha scavato un solco profondo tra l'ex governatore di Bankitalia e la Bundesbank sulle misure anti-crisi da adottare, l'Eurotower starebbe lavorando sotto traccia - secondo la ricostruzione dello Spiegel - per introdurre dei limiti alle oscillazioni dei tassi di interesse sui titoli di Stato che dovrebbero essere già discussi nella riunione di settembre.
La mossa ha un obiettivo evidente: comunicare ai mercati qual è il livello di rendimento di un Btp o di un Bonos iberico considerato accettabile. È una sorta di target che ricorda quello adottato per l'inflazione, ma in questo caso la posta in gioco è ben più alta. Nella sostanza, la Bce punta a un raffreddamento degli spread. Se invece i differenziali restassero sopra il tetto stabilito, scatterebbero automaticamente gli acquisti di bond da parte dell'Eurotower. È una strategia per allentare le tensioni su Italia e Spagna, e dovrebbe avere l'incisività invocata sabato scorso da Madrid. Il governo iberico ha però anche invitato Draghi a non porre alcun limite allo shopping di bond. Questo potrebbe essere un problema. Alla ripresa del cosiddetto Security market program, con cui l'istituto di Francoforte ha rastrellato oltre 210 miliardi di titoli di Stato, si oppongono i tedeschi. La Bundesbank, che vorrebbe contare di più all'interno di un board che vota per testa e non per apporto al capitale (e la Germania è il maggior contribuente), si trova però in minoranza dopo aver perso il sostegno anche di un falco come l'austriaco Ewald Nowotny. Lo spostamento dell'asse a favore di una politica più interventista e trasparente risulta evidente anche nella rottura di una consuetudine mai venuta meno: quella secondo cui la banca centrale comunicava solo il lunedì l'ammontare complessivo dell'acquisto di titoli nella settimana precedente. Ora, invece, la Bce intenderebbe pubblicare per ogni Paese il volume di acquisti di bond effettuati; e questa comunicazione avverrebbe immediatamente dopo l'esecuzione delle transazioni. Draghi scoprirà le proprie carte non prima di settembre, ma già questa settimana si gioca un'altra partita cruciale. È quella che potrebbe decidere le sorti della Grecia e condizionare fortemente i mercati. Il ministro degli Esteri greco, Dimitris Avramopoulos, è già a Berlino, in vista della visita di venerdì del premier ellenico, Antonis Samaras, che incontrerà la Cancelliera, Angela Merkel. A Samaras tocca una missione quasi impossibile: ottenere dalla Germania il via libera per avere altri due anni di tempo per risistemare i conti e dare respiro a un Paese messo in ginocchio dalla recessione e in cui la disoccupazione è al 23% con punte del 58% tra i giovani. Ma dopo le parole dure pronunciate sabato dal ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble («La Grecia è un pozzo senza fondo»), ieri ha rincarato la dose il responsabile dell'economia, Philipp Roesler, che senza mai citare Atene ha detto che «chi non rispetta le regole e rompe gli accordi siglati non può attendersi aiuti finanziari».
Il «buco» ulteriore di tre miliardi che gli 007 di Ue, Bce e Fmi avrebbero scoperto nei conti greci rischia di condizionare il nuovo rapporto che la troika predisporrà il 3 settembre. E, dunque, il futuro stesso della Grecia. Nonostante il muro di Berlino, la Grecia si aggrappa con le unghie all'euro. Stournaras è convinto che la Grecia debba «rimanere sotto l'ombrello della moneta unica per proteggerci da una povertà mai sperimentata prima».
Intanto il governo ha deciso nuovi risparmi per circa 11,5 miliardi da approvare a inizio settimana. I ritardi nella realizzazione dei programmi precedenti di risparmio, sottolinea il quotidiano Kathimerini, saranno compensati da una rapida privatizzazione nei prossimi mesi.
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