Berlusconi in Russia: diplomazia dell’amicizia

Berlusconi non è più premier, ma i suoi rapporti con Putin potranno dare vantaggi all’Italia

Berlusconi in Russia: diplomazia dell’amicizia

Non viviamo una stagione di rose e fiori per le leadership occidentali. Bibi Netanyahu che spiega a un impacciato e farfugliante Barack Obama che gli israeliani non si faranno massacrare come gli ebrei nella Seconda guerra mondiale. Le Borse che riacquisiscono un po’ di serenità per un concordato sui titoli greci da fare almeno sei mesi fa: evitando così tutto quel mal da spread con annesse conseguenze politiche sofferte in Italia.
Questi eventi rivelano la fragilità di fondo che oggi esprimono sia Washington sia Berlino. Mariano Rajoy (premier a Madrid, beato lui, indicato dal voto), più solerte nelle riforme del mercato del lavoro della «dura» Elsa Foriero, che spiega ad Angela Merkel come il problema del deficit spagnolo riguardi il parlamento spagnolo. O il socialista anti-Sarkozy François Hollande che di fronte a improvvisati intrighetti internazionali, ricorda come sia il popolo francese a scegliersi i suoi presidenti, appaiono più eccezioni che una regola. Un leader è senza dubbio pure Vladimir Putin che vince le presidenziali al primo turno con il 60 per cento dei suffragi: espressione di una difficile costruzione della democrazia in una Russia dal plurisecolare assolutismo, con qualche mese di libertà politica solo nel 1917 e poi dopo il ’91, ed inevitabilmente investita, dallo smantellamento dello statalismo sovietico, di una corruzione ad altissimi livelli. Leader anche perché sulla base di questo voto invece di chiudersi, apre subito agli americani sulla partita della Siria, decisiva anche per regolare i conti con l’Iran.
Proprio i tentativi di destabilizzazione di questi mesi contro questo autorevole leader ci spiegano come certi protagonisti fragili delle scene internazionali non siano alieni dal preferire situazioni deboli piuttosto che assetti più consolidati che mettono in risalto le loro carenze. Il fatto che Putin appena eletto accolga come ospite Silvio Berlusconi conferma questa valutazione. Il presidente russo coglie quanta parte delle vicende italiane abbia una logica simile a quella che si voleva imporre a quelle russe: scandali, denunce fantasiose, campagne esagitate per cercare di bloccare una leadership fondata sul voto popolare e quindi forte politicamente.
Certo la visita di Berlusconi in Russia non sarà solo una testimonianza del passato: al contrario di tanti che paiono sacrificare gli interessi italiani per assicurare posizioni personali (già un grande intellettuale e leader del Pci Antonio Gramsci ricordava l’indole di certe nostre élite che sin dal Medio Evo e poi per tutto il Rinascimento privilegiavano il rapporto con le corti imperiali e papali a quello con le repubbliche cittadine che allora si formarono), l’ultimo presidente del Consiglio indicato dal voto popolare con il presidente russo continuerà a difendere innanzi tutto gli interessi energetici nazionali (la crisi della nostra politica ha risvegliato gli appetiti inglesi e francesi per oleodotti e quant’altro). E darà anche una mano a rimediare a quel terribile pasticcio in cui si è cacciato il governo sul caso dei due marò italiani arrestati in India per fatti avvenuti in acque internazionali. I rapporti tra Putin e Berlusconi, e tra Mosca e Nuova Delhi potrebbero aiutarci in una fase in cui siamo particolarmente isolati.
In tempi di burrasca non esistono soluzioni semplici come chi spera che un doppio commissariamento della politica tedesca e della finanza americana ci possa salvare. Non esistono scorciatoie ultrafederaliste come sostengono alcuni eurofanatici che coprono di fatto l’egemonismo di Berlino. La strada è solo quella di alleanze che consentano a Roma di contare, di consolidare man mano un’Unione senza supremazie unilaterali, di offrire una piattaforma occidentale in cui sono indispensabili gli Stati Uniti ma sarebbe anche particolarmente utile la Russia.

Sono processi che possono intraprendere solo personalità forti innanzi tutto per il voto del loro popolo. Oggi stiamo vivendo una fase di tregua forse inevitabile che sarà particolarmente utile se produrrà leadership come è quella di Putin. E come è stata quella di Berlusconi.

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