Bersani a Palzzo Chigi: "Finiamo il lavoro e votiamo ad aprile"

Ricevuto da Monti, Bersani giura lealtà fino a fine legislatura: "Il Prof nello squadrone? Non lo tiro per la giacca"

Il segretario del Pd Pierluigi Bersani esce da Palazzo Chigi
Il segretario del Pd Pierluigi Bersani esce da Palazzo Chigi

Una chiacchierata a 360 gradi. Da candidato premier a presidente del Consiglio. Questa sera Pier Luigi Bersani ha visto Mario Monti a palazzo Chigi. Giusto il tempo necessario per ribadire al premier che le primarie non cambiano la lealtà del Pd nei confronti dell’esecutivo e che l’orizzonte per i democratici resta quello della scadenza naturale della legislatura. "Monti nello squadrone? - ha detto Bersani - Spero che nessuno tiri Monti per la giacca, non è utile al Paese e io non lo faro".

"Noi auspichiamo che l’esperienza Monti vada a compimento". Certo i rapporti di "forza" sono un po' cambiati, dopo il successo delle primarie, rispetto alle settimane scorse. Il Monti bis, dato quasi per scontato anche da ambienti parlamentari del Pd, vive una battuta d’arresto. Complice la prospettiva di andare al voto con il porcellum. "E il maiale visse felice e contento...", diceva oggi l'ex ministro Roberto Calderoli. Complice anche un certo sfaldamento della galassia centrista montiana. Il movimento di Luca Cordero di Montezemolo rischia di perdere pezzi. L’area delle Acli ha già fatto capire di guardare al Pd. E circolano voci anche di un "riavvicinamento" di Corrado Passera, già votante alle primarie di Romano Prodi, ai democratici. Molto dipende dalla legge elettorale. E tutto, in questo caso, dipende dal Pdl.

In serata Bersani e Monti si sono trovati davanti a uno scenario indefinito, visti gli esiti del vertice a Palazzo Grazioli. Il candidato premier del centrosinistra, da parte sua, ha rassicurato il Professore sulla coerenza dei democrat sulla volontà di portare a termine i provvedimenti incardinati in parlamento. Alcuni dei quali, potrebbero diventare "competenza" del prossimo esecutivo. "Ci sono dossier che rischiano di essere affrontati nella prossima legislatura dal nuovo governo", fanno notare i vertici di via del Nazareno. Bersani ha, quindi, ribadito il proprio "no" all’election day - ipotesi che la sentenza del Tar per le elezioni nel Lazio il 3 e 4 febbraio rende ancora più improbabile. Il Pd resta per arrivare "al compimento dell’esperienza Monti e noi auspichiamo questo avvenga ad aprile". Al massimo, il 10 marzo. Dal Nazareno dicono che il segretario non è entrato nel merito dell decisioni che Monti vorrà prendere per il 2013, anche se Bersani ha già detto più volte che immagina un ruolo per il Professore ed ha parlato esplicitamente della presidenza della Repubblica.

Ancora una volta, ogni tipo di scenario resta legato alla legge elettorale. Proprio per questo, Bersani ha ripetuto al premier che il Pd si metterà di traverso ad ogni ipotesi che consegni il Paese all’ingovernabilità. I paletti restano sempre gli stessi: se si introduce una soglia per il premio alla coalizione, il Pd chiede un "premio" di governabilità al partito o alla lista.

Bersani ha fatto il punto con Monti su quanto resta fare in Parlamento e su alcune "urgenze" come alcuni la crisi di alcuni comparti industriali, l’Ilva e anche la sanità. Il premier è tornato sulla questione e il segretario del Pd ha preferito affrontare gli argomenti in modo più dettagliato, mentre c’è il leader del Sel Nichi Vendola che ha chiesto a Bersani di farsi portavoce con Monti dei problemi che attraversa il mondo della scuola. "Lancio un appello a Bersani: porti il grido di dolore del mondo della scuola, che è al collasso - ha detto il goevrnatore delkla Puglia - vorrei che Bersani alzasse la voce con Monti, perchè abbiamo il dovere di dare un segnale di salvezza". Un tema su cui il segretario del Pd è piuttosto sensibile e che è entrato spesso nei suoi interventi durante la campagna delle primarie. Ma l’attenzione di Bersani per le problematiche del mondo del lavoro e quindi l’esigenza di favorire sviluppo e nuovo impiego, non si discosta dalla consapevolezza di tenere fermo il rigore del governo Monti. Il segretario lo ha già detto più volte al premier: il Pd, se andrà al governo, avrà una sua ricetta per affrontare la crisi ma senza venire meno agli impegni europei e alle politiche di rigore messe in atto dal governo del Professore.

Nel frattempo Bersani continua a muoversi più tavoli. Dopo la visita in Libia, domani il segretario vedrà gli ambasciatori dell’UUnione delle nazioni Sudamericane. "L’attenzione alla regione sudamericana segnala l’assoluta consapevolezza che quest’area geografica sia uno degli assi prioritari della nostra politica estera - ha spiegato - vogliamo e dobbiamo recuperare un deficit di presenza del nostro Paese in quei territori". Quindi, i rapporti con gli alleati. Dopo che ieri lo stesso Bersani per la prima volta ha fatto un’accenno alla possibilità di un listone tra il Pd e il Sel come "contromisura" alle insidie dei premi regionali a Palazzo Madama, in caso si votasse col porcellum, oggi dal Nazareno sono stati un po' con il freno a mano tirato. Sarà forse anche per la reazione di Vendola che ha smentito ogni ipotesi del genere: "Non se ne è mai parlato". Enrico Letta torna a garantire che, in presenza del Porcellum, il Pd farà le primarie per i parlamentari. Pippo Civati e Sandro Gozi chiedono se ne parli in una direzione a breve.

Ma al Nazareno non è prevista alcuna riunione di questo tipo. "Al massimo ci sarà un segreteria allargata ai coordinatori regionali. E poi che dovremmo dirci finchè non si sa con quale legge si vota?", fanno notare.

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