Non sono un tour-operator, ma ho una dritta grandiosa per chi voglia trascorrere una vacanza controcorrente, lontano dai clamori e dai fragori. Il mio consiglio riguarda un borgo sdraiato dentro una conca dolce e luminosa, come una creatura vitale e solare che il creatore abbia voluto accomodare nella sua culla migliore. In questo luogo è possibile assaporare il silenzio, la quiete, l'aria buona. Niente mondanità, zero volgarità, al largo rifatte e strappone, camorristi e burini. Si trova persino parcheggio, non si fa coda nei bar e nei negozi. Ho conosciuto il posto in modo strano, viaggiando lungo le verdi vallate dell'Alto Veneto. Colpito dall'inconsueta atmosfera, a un certo punto ho creduto anche d'essermi perso. M'è sembrato naturale chiedere qualche indicazione. Vado bene per Cortina? Incredibile la risposta: lei è a Cortina. La nuova Cortina, quel che resta della vecchia Cortina.
C'è poco da raccontarsela: è tutto un altro mondo. La crisi, e va bene. La crisi è un vento che si infiltra da tutte le fessure e arriva ovunque, non può certo deviare al cartello delle località più famose. Ma Cortina si ritrova Cortissima in un modo molto particolare, improvviso e choccante, come nessuno solo dieci anni fa avrebbe mai immaginato. Qui ci ha giocato pesantemente anche l'effetto boomerang della guerra all'evasione. Inutile negarlo. A Cortina contano ancora i danni. Solo un anno fa, lo spot mondiale: i finanzieri dentro i locali per arginare la scontrinite, questo morbo anchilosante che impedisce ai commercianti di battere gli scontrini, in Italia un'autentica pandemia. Ma non solo. Macchine di lusso fermate, controlli sulle proprietà immobiliari. Tutto sacrosanto e giusto, a livello ideale. Ma gli effetti pratici, a livello di tam-tam mondano, penosamente inevitabili: chi ha qualcosa di nascondere si nasconde, chi non ha nulla da nascondere si sente comunque in colpa nel clima generale di caccia alle streghe, finendo per defilarsi allo stesso modo. Nel resto d'Italia, con tipico sadismo ghigliottinaro, si rimastica magari quel certo compiacimento della serie anche i ricchi piangono, ma comunque sia non può essere considerato un bel segno. Se da questa crisi vogliamo uscire, non è azzerando Cortina che si fa prima.
«Io vengo qui da trent'anni - mi racconta Ernesto Colnago, il Giotto delle biciclette, autentica firma del Made in Italy - ma una Cortina così non l'avevo vista mai. Mi rattrista vedere questi negozi chiusi, tante case con le imposte serrate. Bisogna che la gente del posto capisca l'antifona e cerchi subito di adeguarsi al nuovo mondo».
Il nuovo mondo, come lo chiama Colnago, non può più permettersi case a trentamila euro per metro quadro. Soprattutto, non può più pretendere dai commercianti affitti da quindici-ventimila euro al mese per un negozio. Altrimenti, i negozi schiattano e il clima si fa tetro. Certo i fedelissimi, gli innamorati veri come Colnago, tengono sempre fede al loro legame: lui ha girato tre settimane in mountain-bike con Sacchi e Montezemolo. E ugualmente presentissime le famiglie storiche dei Barilla, degli Illy. Niente da dire, lo zoccolo duro resiste e rilancia. Ma il clima generale è vistosamente diverso. Forse, si fa davvero prima a chiamarlo anno zero. Né più, né meno.
È fatica, ma in qualche modo e da qualche parte bisogna pure ricominciare. Martina Zanchetta, titolare dello sciccoso «Miramonti Majestic», non si fa prendere dal panico: «Dobbiamo solo essere realisti, capire che il mondo cambia e puntare sulle qualità vere di Cortina: la montagna, la cultura, lo sport. Nel lungo periodo, questa presa d'atto ci darà grandi risultati». Sulla stessa linea del non piangersi addosso è Francesco Chiamulera, che con Vera Slepoj ha lanciato dal 2009 il ciclo «Una montagna di libri», tornando nel solco degli incontri con gli autori, cosa ben diversa dai talk-show di estrazione tivù-presenzialista dei «Cortina Incontra», rispedita a Roma con i loro padroni di casa Cisnetto. Dice Chiamulera: «Bisogna farsene una ragione, tutto sta cambiando. Il turismo ruggente e caciarone degli anni '80 è superato. Gli anni '80 sono finiti nel 1989, ma forse qualcuno s'era illuso che durassero ad oltranza. Converrà rimboccarsi le maniche e puntare su un turismo diverso, magari persino migliore».
Certo la politica non aiuta. Pure in municipio tira aria funebre: il sindaco Andrea Franceschi è finito sotto inchiesta con accuse per niente leggere, obbligato a quello che chiama «l'esilio a San Vito di Cadore». L'attività comunale ne risulta inesorabilmente macchinosa. Eppure, neanche lui cede: «La crisi è essenzialmente concentrata nel commercio. Ma qui ci sono negozianti che hanno vissuto per anni in una bolla. Adesso è finita. Chi piange e vive di rimpianti fa solo danno a se stesso. Cortina deve svoltare, per forza o per amore. Si passa dallo struscio e dall'esibizione a un turismo più discreto, più raffinato e anche più esigente. Arrivano tanti stranieri, arrivano italiani particolari che vogliono il percorso ciclabile, la roccia, l'ecologia vera. È un turismo meno facile, certo. Meno facilone. Ma non è detto che sia un male...».
Un anno dopo i plateali superblitz, Cortina è così. È questa. Ancora non è ben chiaro se la guerra antievasione abbia scovato più evasori farabutti o sloggiato più benestanti spaventati, quella borghesia perbene che comunque non ama aprire il cofano e le borsette al posto di blocco. Ad ogni modo, l'effetto è evidente: la Cortina mondana e modaiola delle belle gioie non esiste più. Direbbe l'ottimista zen: sparita la bella gente, resiste la gente bella.
Però c'è almeno un effetto collaterale niente affatto male: risulta spazzata via per sempre anche la Cortina godereccia e pecoreccia del cinepanettone. Il cinepanettone è rimasto un po' sullo stomaco. E anche nella mente. Un ricordo indelebile, a modo suo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.