Bossi e Grillo firmano la fine del carisma

In un certo senso, è successo a Grillo quello che s'era già visto con Umberto Bossi: l'uno e l'altro sono riusciti a creare un movimento politico di successo, ma alla fine entrambi sono stati messi da parte

Bossi e Grillo firmano la fine del carisma
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La conclusione del braccio di ferro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte ha segnato, una volta per tutte, il distacco del primo dal movimento da lui fondato. In un certo senso, è successo a Grillo quello che s'era già visto con Umberto Bossi: l'uno e l'altro sono riusciti, venendo dal nulla, a creare un movimento politico di successo, ma alla fine entrambi sono stati messi da parte.

In pagine celebri, Max Weber ha individuato tre forme di potere: uno legato alla tradizione e all'abitudine, uno legale-razionale (connesso a procedure definite) e uno, infine, che lo studioso chiama «carismatico», poiché poggerebbe sulle caratteristiche personali del leader e sul suo legame con i seguaci. Ed è chiaro che nella recente storia italiana la Lega e i Cinquestelle sono stati i due movimenti più centrati sul loro fondatore.

Le cose nascono, però, e poi muoiono. Soprattutto, è quasi fatale che oggi la reputazione di un individuo finisca per essere velocemente deteriorata da un circo mediatico che è in grado di seguire chiunque in ogni momento, mescolando verità e menzogne senza che mai sia facile cogliere il confine tra le une e le altre, così da annientare ogni aura e volgarizzare qualunque cosa. Il modo in cui Bossi ha chiuso la sua parabola politica tra rimborsi elettorali e diamanti della Tanzania attesta la facilità con cui qualunque leader può essere deposto dal suo piedistallo.

La modernità, d'altra parte, è nel segno della burocrazia. Lo stesso Francesco Giuseppe amava definirsi «il primo funzionario dell'Impero» e questa centralità degli apparati (che riguarda le organizzazioni politiche, ma non solo) appare fuori discussione.

Anche se tanto Bossi quanto Grillo disponevano di un carisma di un genere particolare, che spesso ne faceva dei teatranti (se non addirittura dei guitti), la loro spiccata personalità poco si sposava con le logiche di un panorama contemporaneo che invece apprezza il grigiore di un Maroni, che prese il posto del Senatùr, oppure di un Conte, che in questi giorni ha silurato Grillo.

La Lega e il Movimento 5 Stelle sono state realtà assai diverse, ma con qualche elemento convergente. In particolare, stupisce come gli uni e gli altri siano riusciti pur senza avere una storia alle spalle a irrompere sulla scena e a sparigliare le carte di quanti, entro una tradizione latamente democristiana, da sempre si consideravano deputati a disporre del potere.

L'avvento di Bossi a fine anni Ottanta e quello dei grillini un quarto di secolo dopo furono, sul piano politico, due avvenimenti miracolosi: due incidenti imprevisti e in larga misura legati al carattere anomalo dei fondatori.

Per definizione, però, l'eccezione non può perdurare; e anche questo può spiegare il declino del ruolo e dell'importanza di questi due politici del tutto sui generis.

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