E anche il 2024 lo smarchiamo: fatto. E basterebbe questo per essere non dico felici ma almeno contenti di essere ancora vivi e chi più chi meno in salute. Mai lamentarsi, brindiamo certamente a noi ma sopratutto alla salute di chi aveva previsto tragedie e sciagure di ogni tipo. La sinistra e i suoi cantori sono dei menagramo falliti, manco buoni a portare sfiga. L'altro giorno uno di loro, un tipo una volta grande, sia pur squinternato, lettore della realtà e oggi triste e patetica macchietta dell'anti melonismo, con la nobile motivazione che le aziende di Stato gli hanno tagliato i contratti pubblicitari, mi ha minacciato: «Tranquillo, ride bene chi ride ultimo». Intanto rido io, poi vedremo, ed è certo che un giorno o l'altro avrà motivo di farlo anche lui, dipende solo da quando. Nel senso se quel giorno, non penso vicinissimo, ne avrà ancora forze e lucidità sufficienti. Glielo auguro di cuore, perché noi non portiamo né rancore né invidiamo i successi altrui. Ma a occhio la traversata nel deserto che la sinistra ha intrapreso all'indomani della caduta dei governi Prodi-D'Alema - siamo nel 2008 - è tutt'altro che conclusa. Il 2024 l'ha detto chiaro e tondo: la vittoria elettorale del Centrodestra non è stata un incidente della storia, qualche inciampo certo, non poche cadute di stile, ma la sostanza regge nonostante il frastuono provocato dalla grancassa mediatica delle opposizioni. Per il 2024 nessuno si aspetti miracoli, colpi di scena. Ci basterebbe fare qualche altro passo sulla strada che porta l'Italia a diventare un Paese normale, nel quale la gente, con qualche aiutino, paghi un po' più di tasse; nel quale qualche immigrato irregolare in meno si senta libero di scorrazzare a suo piacimento; nel quale i magistrati applichino la giustizia invece di interpretarla; nel quale i diritti dell'ambiente non prevalgano di gran lunga su quello degli esseri umani e soprattutto su quelli dei lavoratori.
Insomma, un altro passo per diventare compiutamente un Paese conservatore e liberale, attento ai diritti di tutti ma anche alla libertà di tutti. E non guasterebbe, condito con un po' di ironia, leggerezza e sano ottimismo. Buon 2025 a tutti, soprattutto a voi lettori che avete con noi condiviso nel 2024 il cinquantesimo compleanno del nostro, vostro giornale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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