Nella veste di testimone sul caso di Giulia Ligresti, Anna Maria Cancellieri si è difesa con i denti. Ma se diventasse indagata per false informazioni dalla procura di Torino, la posizione del ministro della Giustizia diventerebbe ardua da giustificare. Soprattutto, con una mozione di sfiducia firmata dal Pd Pippo Civati. E il segretario in pectore Matteo Renzi che insiste sulle dimissioni.
Proprio questo potrebbe succedere nei prossimi giorni. Soprattutto, se le carte del suo interrogatorio del 22 agosto fossero trasmesse da Torino agli inquirenti di Roma per competenza territoriale, con destinazione finale il Tribunale dei ministri per competenza funzionale se il reato contestato fosse legato a un abuso delle funzioni di Guardasigilli. A via Arenula smentiscono, invece, accertamenti su possibili errori dei pm torinesi. La vicenda è stata gestita con «il massimo scrupolo», dice il Pg del Piemonte, Marcello Maddalena.
Il governo e anche il Quirinale sono in difficoltà sul caso. La sicurezza della Cancellieri si sgretola. A far deflagrare la mina sono stati i tabulati delle telefonate del ministro e del marito Sebastiano Peluso con Antonino Ligresti, fratello del patriarca Salvatore agli arresti domiciliari con gravi accuse per l'inchiesta Fonsai e zio di Giulia, detenuta a Vercelli e poi trasferita a casa per motivi di salute, dopo l'intervento della Cancellieri. Telefonate che sarebbero state taciute ai pm torinesi nell'interrogatorio a Roma, in cui il ministro parlò solo di due contatti con la famiglia.
Che sia ora probabile l'ipotesi delle dimissioni della Cancellieri e un rimpasto di governo, prima di arrivare al voto alla Camere di mercoledì sulla mozione di sfiducia del M5S, lo dimostra l'attacco di una parte del Pd alla linea del segretario Epifani. Il candidato alle primarie Civati annuncia che domani, all'assemblea del gruppo Dem di Montecitorio, presenterà una sua mozione di sfiducia al ministro, visto che il partito non vuol votare quella del M5S.
Stefano Fassina, viceministro dell'Economia, gli raccomanda di non «strumentalizzare» la vicenda in chiave precongressuale, ma riconosce: «È evidente che il rapporto con il ministro si è incrinato e che una valutazione va fatta». Un segnale che il muro sta crollando. L'altro sfidante per la segreteria, Gianni Cuperlo, fa pressing sul governo: «C'è una questione di opportunità politica: credo che la Cancellieri sia la prima persona interessata a valutare, con Letta, se ci sono le condizioni per continuare a fare il Guardasigilli con serenità». Per uno dei «suoi» , Francesco Laforgia , il premier dovrebbe chiederle le dimissioni.
Tutti vogliono soprattutto far uscire allo scoperto Renzi, che ieri sera in tv ha ripetuto: «La Cancellieri dovrebbe fare un passo indietro, prima della mozione di sfiducia. Ha sbagliato perché dalle telefonate, anche quelle omesse (ai pm, ndr), sembra che la giustizia non sia uguale per tutti. Un meccanismo atroce». Poi ha aggiunto che se passa la sfiducia al ministro, «il governo non è a rischio». Domani la renziana Maria Elena Boschi proporrà al gruppo di chiedere le dimissioni, precisando: «Se deciderà diversamente saremo leali al Pd come sempre». Teme la spaccatura interna il responsabile Giustizia Danilo Leva : «Non possiamo andare in ordine sparso». Paolo Becchi, ideologo M5S, canticchia a Civati: «Pippo Pippo forse non lo sa, ma la mozione di sfiducia c'è già».
Nel governo, insiste con il no alle dimissioni il vicepremier Angelino Alfano. E il ministro Dario Franceschini: «È un atto dovuto per la maggioranza respingere la mozione».
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