Il colore della pelle di Aboubakar Soumahoro continua a essere indicato come causa principale di quello che viene definito essere un accanimento mediatico nei suoi confronti. In realtà si tratta di una vicenda politica che ha assunto contorni così evidenti poiché ha finito per mettere a nudo la fragilità delle lezioni morali (teoriche) della sinistra sull'accoglienza e sulla difesa dei migranti. Su questo punto è scoppiata una lite nell'ultima puntata di Non è l'arena, programma in onda su La7.
A prendere le difese del deputato è stato l'avvocato Iuri Maria Prado, che ancora una volta se l'è presa con chi sta dedicando eccessiva attenzione alla vicenda in relazione al ruolo dell'italo-ivoriano: "La muta di cani da caccia che si è attaccata ai polpacci di questo signore l'ha fatto per tantissimi motivi, ma per uno sicuramente no e cioè non perché aveva a cuore i diritti di queste persone maltrattate e gli stipendi non pagati".
Già poche settimane fa aveva sostenuto che il caso è stato montato "perché questo è un nero". Non è il colore della pelle ad aver determinato una tale mediaticità della vicenda, ma il grande entusiasmo che c'era attorno a Soumahoro e che gli ultimi sviluppi hanno fatto crollare. L'avvocato Prado ha riconosciuto che ci sono state ambiguità e incertezze, ma ha puntato il dito contro la non pertinenza delle domande rivolte che a suo giudizio vengono avanzate costantemente.
"Tipo i servizi della donna, le mutande della trisnonna...", ha spiegato. Aggiungendo che si tratta di elementi che non hanno nulla a che fare con l'accertamento della verità processuale. Le sue parole hanno scatenato l'intervento di Gianluigi Paragone, che ha reagito in maniera stizzita alle accuse di Prado: "Ci stiamo occupando di soldi pubblici che vengono destinati in maniera un po' troppo leggera".
Il leader di Italexit ha fatto notare che in effetti Soumahoro ha costruito la propria carriera politica sulla narrazione della difesa dei lavoratori sfruttati. L'ha definita una "esposizione retorica" e ha rincarato la dose contro l'avvocato: "Per piacere non mi venga a fare il predicozzo a favore di Soumahoro: è in Parlamento, ha scritto libri, è stato intervistato, sulla difesa degli ultimi e qui gli ultimi lo stanno prendendo in quel posto. Ok? Basta!".
Sulla questione è intervenuta anche Sandra Amurri, secondo cui in tutto ciò il colore della pelle "gioca un ruolo fondamentale".
Per la giornalista si tratta di una responsabilità politica da parte di chi candida "un simbolo perché è un simbolo". Da qui la replica di Paragone: "Lì sì per il colore della pelle perché gli serviva".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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