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Caos La7, Mentana aggira lo sciopero

Il direttore va in onda regolarmente col Tg mentre rinuncia a Bersaglio mobile. La Gruber si salva in differita

Enrico Mentana, direttore del Tg di La 7
Enrico Mentana, direttore del Tg di La 7

Non è semplice per un direttore di telegiornale con il cuore che batte a sinistra trovarsi nel bel mezzo di una rivendicazione sindacale, di un'agitazione di lavoratori arrabbiati. Ieri Enrico Mentana ha dovuto scegliere. E ha deciso di mandare in onda il suo Tg nonostante uno sciopero della rete, La7. Non indetto dai giornalisti della sua redazione (nel qual caso avrebbe avuto del clamoroso), ma della struttura tecnica dell'azienda. In ogni caso di dipendenti in lotta per la salvaguardia di accordi aziendali, tema che certamente sta a cuore a un giornalista come Mentana che ha sempre cercato di mantenere integra la propria immagine di uomo politicamente corretto.
Il direttore, ieri, è riuscito a mandare in onda il notiziario (non senza qualche problemino tecnico) dell'ora di pranzo e quello della sera grazie alla struttura di Milano, che non è alle dipendenze dell'azienda, ma di una società esterna, un service. A Roma, infatti, la stragrande maggioranza dei tecnici ha aderito allo sciopero tanto che i programmi del mattino, da Omnibus a Coffee Break, non sono stati trasmessi, mentre L'aria che tira era in replica. Il direttore, che già si trovava a Milano dal giorno prima (e che spesso conduce il Tg dal capoluogo lombardo) smentisce di essere andato apposta negli studi milanesi per bypassare lo sciopero, sta di fatto che il suo spostamento ha permesso la diretta del notiziario. Scelta diversa per Bersaglio Mobile, il programma di approfondimento realizzato sempre da lui nella seconda serata del venerdì, che è saltato. Così ha replicato al sito Dagospia che per primo ha raccontato gli spostamenti del direttore e che ha ipotizzato che sia stato invece l'editore Cairo a non volere una diretta a Milano per timore dei costi elevati: «Per rispetto nei confronti di chi sta scioperando non ho mai preso in considerazione l'ipotesi di andare in onda con Bersaglio Mobile - ha spiegato -. Avrei potuto registrarlo ieri, come hanno fatto altri programmi». Una stoccatina all'altra giornalista rossa di cuore e di capelli, Lilli Gruber, che ha invece permesso che il suo programma Otto e mezzo fosse regolarmente in onda, registrandolo prima. In imbarazzo si è trovato anche un altro personaggio molto attento alle istanze sociali: Maurizio Crozza. Pare che non volesse proprio saperne di aprire il suo studio, poi Cairo lo avrebbe ricondotto a più miti consigli, anche perché sarebbero in gioco delle penali pesantissime.
Comunque, posizione politiche a parte, La7 si trova in un vero caos. E non poteva essere diversamente dopo l'acquisto della rete da parte di Urbano Cairo e l'avvio del suo piano di spending review. Si sa, l'editore guarda al sodo: il suo obiettivo è quello di risanare le aziende che acquista e trarne profitto. Per cui se ci sono tagli da fare non va troppo per il sottile. E gli scioperi lo fanno andare su tutte le furie, soprattutto pensando al passivo in cui ha sempre versato l'azienda televisiva. Ma a La7 i lavoratori, quando la rete faceva parte del gruppo Telecom, erano abituati a tutto un altro tipo di gestione. Per cui sia i dipendenti tecnici sia i giornalisti da tempo sono in subbuglio, lamentando la mancanza di rispetto degli accordi sindacali, i tagli lineari, il mancato pagamento (o con netto ritardo) dei contratti con le società di produzione esterne, la mancata applicazione della retribuzione equiparata ai dipendenti ai neo assunti o ai contratti a tempo determinato. La preoccupazione principale, comunque, sta nel futuro dell'azienda, perché Cairo avrebbe messo in atto «un vero e proprio disinvestimento nei settori produttivi vitali».


I giornalisti, che ieri hanno appoggiato i tecnici pur lavorando, hanno indetto a loro volta cinque giorni di sciopero in date da definire: ora si starà a vedere come si comporteranno Mentana, Gruber e gli altri anchormen della rete in quelle occasioni.

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