![Caso Almasri in Parlamento: gli insulti dell'opposizione e la lezione del governo alla sinistra](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/05/1738786516-aztwzyyy0mzhzbpw1tpz-fotogramma.jpg?_=1738786516)
Giornata piuttosto bollente sia alla Camera sia in Senato a seguito della doppia informativa urgente presentata questo pomeriggio nei due rami del Parlamento dai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi riguardo al caso Almasri. Invece che andare a rispondere nel merito ai contenuti istituzionali enunciati rispettivamente dai titolari dei dicasteri della Giustizia e dell'Interno, i principali esponenti dei partiti di opposizione hanno preferito replicare mediante toni profondamente pesanti e sguaiati. Tra Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi-Sinistra, ma anche Italia Viva e +Europa, le azioni le risposte ai discorsi ufficiali dei due rappresentanti del governo Meloni si sono rivelati molto spesso stonati e privi di un serio ragionamento politico.
Elly Schlein e Giuseppe Conte sono stati i capofila delle varie bagarre che si sono scatenate prima, durante e dopo le informative di Nordio e Piantedosi. "Giorgia Meloni non è il presidente del Consiglio, è il presidente del coniglio. Questa è una giornata triste per la democrazia", ha urlato la segretaria del Pd, che ha aggiunto: "Nordio ha parlato da avvocato difensore di un torturatore". Non è stato da meno, sempre a Montecitorio, il capo del M5s: "Ai ministri presenti dico: non siamo sorpresi che scappino tutti, anche i criminali, avete scritto anche una riforma: adesso li avvertite i criminali prima di arrestarli, così voi contrastate il pericolo di fuga. Ormai siamo diventati un porto franco, un Paese dei balocchi dei criminali". Senza risparmiare veleno contro la premier: "Adesso non parli, perché se non è venuta a parlare qui non si permetta di parlare davanti a qualche scendiletto. Non tocchi più la questione: parli solo davanti al Tribunale dei ministri".
Poi c'è stato, a Palazzo Madama, Matteo Renzi che ha deciso prendere in prestito la favola di Pinocchio per fare dei paragoni assurdi: "Nordio e Piantedosi sono il gatto e la volpe. Qualcuno vorrebbe fare Pinocchio, che però è un personaggio positivo - sostiene il leader di Iv -. Lucignolo lo fa Delmastro, che se vede il curriculum di Almasri lo propone per il Dap. Meloni vorrebbe fare la fatina, ma fa l'omino di burro". Riccardo Magi evoca addirittura una fantomatica commissione parlamentare d'inchiesta "sull'attuazione degli accordi Italia-Libia. Continueremo a incalzare la presidente del Consiglio e anche il ministro Nordio", sottolinea il segretario di +Europa. Senza dimenticare i tanti momenti corali in cui le forze di centrosinistra hanno alzato i cartelli con scritte contro Meloni o esposto fotografie di denuncia sulle violenze commesse dai delinquenti libici come ha fatto Nicola Fratoianni.
Di fronte a tutto questo caos generato dall'opposizione, nessuno tra i tanti ministri presenti negli emicicli parlamentari ha perso la pazienza. Nordio si è limitato semplicemente a redarguire Angelo Bonelli che, nell'interrompere ad alta voce in maniera maleducata il discorso del Guardasigilli dal proprio scranno, aveva cercato inutilmente di correggere l'ex magistrato di Venezia: "Lei sarà smentito dalla stessa Corte, quindi abbia pazienza Bonelli. Voi non avete letto le carte. Come fa a dire che era il 2014 quando è la Corte stessa che ha scritto 2011. Le avete lette le carte o no?", è stato l'unico passaggio in cui Nordio ha dovuto rimbrottare un deputato che non lo faceva proseguire nella sua informativa.
Del resto lo stesso ministro della Giustizia, carte alla mano, aveva segnalato la necessità di valutare "la coerenza delle conclusioni cui perviene la decisione della Corte Penale Internazionale". E questa coerenza manca assolutamente in quell'atto "che secondo noi, era nullo". Infatti, sempre secondo Nordio, la prima richiesta di arresto di Almasri conteneva "tutta una serie di criticità che avrebbero reso impossibile un'immediata richiesta alla Corte d'Appello di Torino".
Quindi, la sintesi non può che essere che è stata la Corte penale internazionale che si è corretta: "Non sono io che ho rilevato dei difetti della Cpi, li ha rilevati lei e ha cercato di cambiarli cinque giorni dopo, perché si era accorta che aveva fatto un immenso pasticcio". Un concetto che non è stato confutato da nessun parlamentare. Nemmeno a sinistra dove, piuttosto, si è deciso di buttarla tutta in caciara.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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