Dopo la conferma in Cassazione della condanna a 14 mesi di carcere nei confronti del direttore de il Giornale, Alessandro Sallusti, qualcosa pare muoversi.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto questa mattina al Quirinale il ministro della Giustizia, Paola Severino. Il Capo dello Stato e il Guardasigilli "hanno convenuto sulla esigenza di modifiche normative in materia di diffamazione a mezzo stampa, tenendo conto delle indicazioni della Corte europea di Strasburgo, non escludendo possibili ricadute concrete sul caso Sallusti", ha reso noto il Quirinale.
"In ogni caso la pena detentiva deve essere sempre l’extrema ratio, se ci sono possibilità alternative vanno percorse", ha detto il ministro della Giustizia Paola Severino rispondendo ai cronisti sul caso Sallusti. Secondo il Guardasigilli "esiste la possibilità di intervenire sul tema della responsabilità del direttore, su cui anche la Corte di Strasburgo è intervenuta".
Inoltre, Paola Severino ha dichiarato: "Penso che la materia meriti una seria meditazione: c’è un ddl pendente in Parlamento che potrebbe essere calendarizzato velocemente o ci potrebbe essere anche un disegno di legge da parte del governo".
Se tutto questo non bastasse, intanto c'è la Fnsi che si è detto pronta a chiedere la grazia. "Potrebbe essere la Fnsi, nell’interesse di tutti evidenziato dal caso Sallusti, a chiedere la grazia al Capo dello Stato per il direttore del Giornale condannato a 14 mesi di reclusione", ha detto ad Aosta il segretario generale della Federazione della stampa, Franco Siddi, a margine di un incontro pubblico. "Sono pronto a considerare anche questa ipotesi perché si ponga riparo agli effetti di una legge mostruosa che prevede la galera per quelli che vengono definiti reati di opinione", ha aggiunto Siddi.
L’avvocato Vincenzo Lo Giudice, uno dei legali di Sallusti, ha dichiarato che "il fatto che Renato Farina abbia ammesso la paternità dell’articolo pubblicato sul quotidiano Il Giornale potrebbe portare a una revisione del processo concluso con la condanna da parte della Cassazione a 14 mesi di reclusione per Alessandro Sallusti". Tuttavia, ha aggiunto Lo Giudice, "l’ammissione di Farina potrebbe rappresentare una nuova prova per chiedere la revisione ma un’eventuale richiesta in tal senso necessiterebbe del consenso di Sallusti, che in questo momento non c’è".
Nel frattempo, nel coro unanime di protesta nei confronti della condanna a Sallusti si inserisce anche un magistrato. Si tratta del primo presidente della Corte di Cassazione, Ernesto Lupo che, interpellato dai cronisti a margine di un’audizione alla Camera, ha dichiarato: "Probabilmente è una pena eccessiva.
Non voglio dare giudizi politici, ma va trovata una pena adeguata, certe scelte, però le deve fare il legislatore. È una tipica scelta politica". Ha però precisato che la condanna di Sallusti "non è legata a un reato di opinione, ma è una diffamazione. Sono due cose diverse. Se dico il falso, come è accaduto in questo caso, dove sta l’opinione?", ha sottolineato il presidente della Cassazione. Posta questa distinzione resta il "problema della sanzione". Sulla possibilità di un intervento normativo in materia, Lupo non si è addentrato: "faccio il giudice, non attività politica, certe scelte deve farle la politica, altrimenti andrei oltre i miei compiti". Allo stesso tempo il presidente della Cassazione ha rilevato che la legge del 1948 applicata in questo caso è "più restrittiva» di quella prevista dal "codice del 1930, che era più intelligente. Quest’ultima infatti prevedeva per la diffamazione o il carcere o l’ammenda.
Mentre quella del ’48 - ha spiegato Lupo - prevede il carcere e l’ammenda. Tanto è che nelle motivazioni della sentenza di primo grado per il caso Sallusti il giudice ammette di aver erroneamente omesso l’applicazione della pena detentiva unitamente e non alternativamente all’ammenda".
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