"Le chiedo scusa ma...". Il commovente addio di Alberto Zangrillo al Cav

Il professor Alberto Zangrillo si è preso cura per anni di Silvio Berlusconi, da medico personale ma anche da amico: "Non trovo le parole"

"Le chiedo scusa ma...". Il commovente addio di Alberto Zangrillo al Cav
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Alberto Zangrillo ha aspettato ore, prima di lasciare il suo addio pubblico a Silvio Berlusconi. Impossibile sapere cosa sia passato nella testa dell'uomo, prima ancora che del medico, in una giornata come questa. Oggi, il primario dell'Unità operativa di anestesia e Rianimazione Generale, Cardio-Toraco-Vascolare dell'ospedale San Raffaele di Milano, forse avrebbe dovuto dare un aggiornamento sulle condizioni di salute del Cavaliere, il secondo dopo il ricovero di venerdì per un controllo programmato. Era una voce che circolava, in attese di conferme, ma non c'è stato tempo, il destino stavolta è stato più veloce.

"Caro presidente, Le chiedo scusa ma non trovo le parole. Io e Lei ci siamo capiti", ha scritto nel pomeriggio il professor Zangrillo, che è sempre stato accanto a Berlusconi nella duplice veste di medico personale e amico. Nel corso del lungo ricovero di 45 giorni tra aprile e maggio ha più volte affrontato i giornalisti, smontando le voci false che si diffondevano sul conto del Cavaliere. Ha perso la pazienza anche lui, solitamente composto e mai fuori le righe, perché Silvio Berlusconi, al di là del ruolo istituzionale, per lui non è mai stato un paziente come gli altri. Nessuno, davvero nessuno, può anche solo lontanamente immaginare come si possa essere sentito in quel momento, e nelle ore successive, l'amico Zangrillo. Ha supportato la famiglia, faceva parte di quella stretta cerchia di persone davvero intime di Silvio Berlusconi, che ha protetto e tutelato fino in fondo.

Si è preso cura della salute del Cavaliere nei giorni più complicati. Senza andare troppo indietro nel tempo, è stato lui a curarlo, così come ha fatto con le altre migliaia di pazienti, quando Berlusconi ha contratto il Covid nel settembre del 2020. Una forma molto seria di infezione polmonare aveva debilitato l'ex premier nel fisico ma non nella tempra e anche in quell'occasione Alberto Zangrillo era lì, per curarlo e anche sostenerlo, perché era l'unico affetto che in quel periodo di restrizioni era concesso all'interno degli ospedali.

Un "affetto stabile", come ci avevano insegnato a dire ai tempi, che ha riservato attenzioni particolari alla salute dell'amico. Il Cavaliere era profondamente grato all'impegno e alla dedizione dell'amico Zangrillo, lo ha ringraziato in diverse occasioni e con lui ha voluto stringere quel legame che ha resistito fino alla fine

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