Colpa di Bersani a ruota dei 5 Stelle

La retrocessione arriva dopo una campagna elettorale demenziale. Pesa il rifiuto grillino di governare nonostante le avance di Bersani

Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani
Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani

Serie B mi sembra troppo. Gli amici di Fitch, per quanto sputtanate siano queste classifiche, sono stati indulgenti. Direi serie C. Questo meritiamo. Non tanto per la recessione, che è il prodotto necessario di un calo ultradecennale della produttività, di micidiali tutele corporative mascherate da sindacalismo classista, di piagnoneria nazionale, vittimismo, cialtroneria della stampa e tv, di un debito pubblico bestiale, di un debito privato insufficiente (pochi consumi, poco credito, pochi investimenti), di una politica accidiosa e umiliante per tutto il Paese. Sì, la politica è anche fatta per infliggere danni all'avversario anziché e prima di trovare soluzioni per tutti, ma fino a un certo punto.
Siamo in serie B per un motivo dei motivi, una evidenza delle evidenze. La faziosità naturale di noi italiani ci spinge al più estremo dei paradossi autolesionisti. Piegati dai numeri, e chiamatelo spread o come volete voi, assediati dagli speculatori, ci siamo affidati a un commissario e stretti come si dice a coorte. La coorte si chiamava Abc, la strana maggioranza che ha liberato l'Italia e in parte anche l'Europa dall'ondata di sfida alla moneta unica e ai debiti nazionali, senza bisogno di diventare clienti del bund e dei suoi amministratori, senza prestiti, senza perdere la faccia. Buona o giusta che fosse la scelta, antipatico o no che risulti il professor Monti, le cose importanti per non finire nel crepaccio sono state fatte, certi chiodi a cui aggrapparsi aggravano la fragilità del percorso, questo è vero, ma ti salvano.
Comunque sia, questo è accaduto. Poi una campagna elettorale demenziale, in combinato disposto con la campagna giudiziaria sempre vigile e attenta, ha determinato la seguente situazione. Il 70 per cento degli italiani ha votato per Monti, Berlusconi e Bersani (10, 30 e 30 per cento), cioè per Abc. Ma sembra che, dati l'odio e la volontà di umiliare l'avversario profusi a piene mani per un paio di mesi, per fare maggioranza, una maggioranza finta, effimera, ridicola e caciarona, fondata se nascesse sulla svendita da parte del Pd della sua supposta serietà professionale al cialtronismo demagogico del famoso comico di riferimento, parlo degli otto punti di Bersani, bisogni adesso corteggiare (e un po' bastonare) Grillo e i grillini, la minoranza del venticinque per cento di soliti ignoti che era rimasta fuori dall'unità nazionale e che anzi ha conquistato le sue fortune sulla solita denuncia dell'ammucchiata, con risultati particolarmente generosi a forza di vaffanculo. Il tutto in un Paese grottesco in cui le voci più brillanti dell'establishment liberale rivendicano il diritto di dirsi grillino, che fa più figo che bocconiano, dopo il voto per giunta (particolare impudico).
Il rifiuto di fare maggioranza di unità davanti alla recessione, alla necessità di riforme serie contro l'andazzo corporativo di decenni, il rifiuto di un decente compromesso politico per squalifica morale dell'avversario, per libidine di potere, per mandare in galera o a piazzale Loreto il solito uomo nero, e la voluttà con cui si butta nella spazzatura il governo tecnocratico, il ruolo delle élite, quel poco che era stato costruito per uscire dall'impasse del bipolarismo impazzito, per passare subito a corteggiare la totale ignoranza degli scout di Casaleggio, un guru settario che predica guerra e apocalisse, non è forse un episodio a fumetti del nostro serial di serie C?

segue a pagina 6

di Giuliano Ferrara

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