La colpa di Formigoni: far risparmiare la sanità lombarda

Nell’affrontare la questione sanità lombarda bisognerebbe che i suoi livelli di spesa ed efficienza fossero raffrontati con quelli di altre regioni tipo l’Emilia, la Toscana, il Lazio...

La colpa di Formigoni:  far risparmiare  la sanità lombarda

Per capire l’accanimento contro Roberto Formigoni, al di là di più complesse motivazioni politiche, va ricordato come la tentata riforma federalista fiscale del centrodestra abbia creato potenti nemici alla Lombardia sul fronte della riduzione dei costi della sanità. Nella riforma federalista impostata dal governo Berlusconi e imboscata da quello Monti, si prevedeva di tarare i costi medi della sanità regionale su quelli migliori. Di fronte al fatto che a Milano o a Sondrio si spende fino alla metà di altre realtà regionali, una riforma che calibrava i costi su parametri concretamente realizzabili si contrapponeva a diversi soggetti: a partire dal partito della spesa pubblica di Rosi Bindi e Cgil, per finire ai privati che godono di veri sprechi in varie zone d’Italia.

Peraltro è evidente che sarebbe meglio allineare la spesa pubblica alle esperienze più virtuose piuttosto che rapinare le pensioni delle vecchiette o tassare come pazzi la prima casa: ma governi politicamente deboli ma potenti per sostegni extra-elettorali non possono che fare le operazioni «semplici» anche se sbagliate socialmente ed economicamen­te. Ma passiamo ad alcuni argomenti della propaganda scandalistica in corso. Si vuol far passare l’esperienza del San Raffaele per pura corruzione e dispersione di fondi. In realtà siano di fronte al più dinamico centro di ricerca nazionale che ha contribuito a una nuova eccellenza scientifica di Milano. Vi è stata in don Luigi Verzé una vena di megalomania che ha causato difficoltà strutturali nei conti? Ciò è emerso con evidenza nei mesi più recenti (e in realtà era abbastanza noto).

Ma mi pare che questa gigantesca impresa al di là degli sprechi alla fine abbia arricchito sostanziosamente la nostra società. È bene che nel futuro trasferendo alle regioni strumenti di controllo sui bilanci degli enti con cui si definiscono concessioni, diventino impossibili generose pazzie come quella di don Verzé. Oggi però, specie da parte di coloro che chiedono allo Stato di finanziare attività di pregio culturale, si dovrebbe avere una visione più concreta e almeno priva di una doppia morale (solo io posso sprecare) del rapporto benefici-danni prodotti dal San Raffaele. Altrettanto ridicolo è sostenere che la sanità lombarda è corrotta perché vi sono imprenditori che in questo campo fanno seri profitti. Non ci si rende conto di come parte notevole di questa attività sia oggi finanziata con canali paralleli ai finanziamenti pubblici: persino i metalmeccanici con gli ultimi accordi hanno un’assistenza integrativa.

È questa la base per una provvidenziale attività economica cresciuta in Lombardia con operatori di grande capacità da Giuseppe Rotelli all’Humanitas, a Umberto Veronesi, a una società la Kos, che fa riferimento al gruppo Cir. A proposito: i giornalisti di Repubblica che fanno tanto gli «americani» non sanno che quando si affronta un problema che investe gli interessi della proprietà, oltreatlantico si ha la buona abitudine di dichiararlo?

Insomma pur con l’amarezza del constatare casi deplorevoli di conti disordinati, di probabile elusione o evasione fiscale, con possibili casi di corruzione, anche per una Fondazione Maugeri che è un’altra perla della ricerca, va ribadito come nell’affrontare la questione sanità lombarda il minimo di decenza informativa richiederebbe che i

suoi livelli di spesa ed efficienza fossero raffrontati con quelli di altre regioni tipo l’Emilia, la Toscana, il Lazio. Così si passerebbe dai linciaggi alla riflessione critica che una buona stampa deve sempre alimentare.

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