La prova dell'imbroglio: governo sempre più in bilico ma spread mai così basso

L'esecutivo vacilla ma il differenziale Btp/Bund non dà segni di risalita

L'estate del 2011 fu quella del bombardamento dello spread: il mostro entrò nelle nostre case e senza una spiegazione, senza un ragionamento, cominciarono a venderci la storia che dovevamo per forza rimuovere Berlusconi, aumentare le tasse, mettere il pareggio di bilancio in costituzione e chiamare Mario Monti per scacciare lo spread cattivo. L'estate del 2012, dopo che tutto ciò era stato eseguito a puntino e con Monti tronfio al governo lo spread era sempre lì, sopra i 500 punti, ma non se ne parlava più: l'importante era approvare in silenzio e in fretta il fiscal compact mettendoci un pietrone da mille miliardi al collo e versare fiumi di denaro nei fondi salvastati per sanare crediti non nostri. Anche questo fu eseguito nel silenzio totale dei media ufficiali (con l'eccezione di questo giornale e pochi altri) che, mentre in parlamento si votava, titolavano compatti su Ruby e sul caldo. In questa strana estate, dopo averci fatto credere durante l'inverno che la stabilità politica era essenziale, che senza Monti sarebbe stato il disastro e che il mondo ci guardava pronto a farci fallire con uno schiocco di dita se non avessimo continuato ad obbedire come cagnolini ammaestrati, scopriamo che, pensionato Monti, con il governo appeso a un filo, con continue minacce di crisi e con Berlusconi e Grillo in ogni caso determinanti, lo spread ha toccato i minimi degli ultimi anni scendendo sotto il livello di 250 punti e con tassi assai bassi in valore assoluto per i titoli di Stato. Cicerone non esiterebbe a far risuonare il suo celebre usque tandem. Fino a quando dobbiamo continuare a sorbirci bugie? E fino a quando i Catilina che hanno congiurato contro la nostra democrazia continueranno a farlo mostrando il loro volto arrogante senza rispondere delle loro menzogne? Ormai anche i sassi si sono accorti che la nostra politica non c'entrava nulla con l'impennata dello spread, la cui chiave era saldamente in mano alla Bce. Ormai anche i ciechi si sono accorti che la raffica di tasse non ha portato alcun risanamento, anzi, ha condotto il paese ad un aumento senza precedenti del rapporto debito/pil. A conseguenza di ciò anche i somari dovrebbero essersi accorti che il livello del debito pubblico (additato da sempre come origine di tutti i mali) nulla aveva a che fare con lo spread e la crisi infatti, in ironica corrispondenza con i minimi relativi di ieri del differenziale fra i Btp e i Bund, Bankitalia ha comunicato il dato da record per il debito, arrivato a 2075 miliardi. E con questo track record di menzogne, di falsi spauracchi, di urgenze create ad arte noi dovremmo continuare ad eseguire, ubbidienti, manovre che invece continuano a deprimere il Paese? A differenza dello spread nessuna voce attinente all'economia reale mostra segni di convincente inversione di tendenza: il beffardo bollettino Bce di agosto arriva persino a dire che «ci sarà un miglioramento ma la disoccupazione aumenterà». Curiosa affermazione, specialmente se vista con gli occhi del disoccupato. Si sta persino esaurendo la fantasia per le bugie.

Con quale fantasma si giustificherà la prossima tassa o l'inevitabile richiesta di taglio generalizzato dei salari «per rilanciare la competitività»? Con quale artificio contabile diranno che bisogna vendere aziende strategiche come l'Eni che paga dividendi oltre il 5% per ridurre un debito che ci costa l'1% come da asta Bot di ieri? Quanto tempo ancora perderemo correndo dietro ai riflessi senza voler guardare in faccia l'Europa? Da Bruxelles tengono in mano lo specchio e di certo ridono di noi.

Twitter: @borghi_claudio

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