"Complicità eversiva da uomini della Repubblica". Mattarella ricorda la strage di Piazza della Loggia

A cinquant'anni esatti dall'attentato a Brescia il Capo dello Stato parla di "collusi e strateghi di morte" che hanno rappresentato "una gravissima minaccia contro la Repubblica: hanno tradito l'Italia e nell'ombra contro il loro popolo e il loro Paese"

"Complicità eversiva da uomini della Repubblica". Mattarella ricorda la strage di Piazza della Loggia
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Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricorda la strage di Piazza della Loggia a cinquant'anni esatti da quel 28 maggio 1974 che scosse non solo la città di Brescia, ma un Paese intero. Il capo dello Stato ha deposto una corona di fiori davanti alla stele che ricorda l'attentato: furono otto i morti, oltre cento i feriti (alcuni in modo grave e con lesioni permanenti) per la bomba esplosa durante una manifestazione antifascista. "La strage di Brescia seguì numerosi gravi episodi: pestaggi, intimidazioni, attentati neofascisti", ha ricordato Mattarella durante il suo discorso di commemorazione tenuto al Teatro Grande, dove ha incontrato privatamente i parenti delle vittime.

"Oggi la Repubblica Italiana è Brescia, è Piazza della Loggia, è questo teatro, con la presenza e il coinvolgimento di tante persone - ha aggiunto il Presidente della Repubblica -. Tra loro giovani e giovanissimi con la volontà di prendere parte a questa commemorazione, di rendere testimonianza e di stringersi attorno alla città, che avverte tuttora il trauma e la ferita di quel tragico, barbaro atto di terrorismo". La prima carica dello Stato Italiano descrive quei momenti vissuti esattamente mezzo secolo fa come "oscuri e tristi", caratterizzati dal "boato dell'esplosione, il fumo, il sangue, le sirene delle ambulanze, la concitazione dei primi soccorsi, le urla e il pianto dei feriti, il lutto e la sofferenza indicibile dei familiari. Uno scenario raccapricciante e perenne per chi, ed erano molti, ne fu diretto spettatore", sottolinea Matterella.

Superato lo sconvolgimento iniziale, la risposta di Brescia all'intimidazione stragista fu "netta, compatta, determinata" e rappresentò un "esempio per tutto il Paese, attraversato in quegli anni da grandi speranze e idealità, ma anche da ciò che vi si opponeva: spinte eversive, tensioni violente e strategie destabilizzanti, talvolta con la complicità occulta e ignobile di uomini che violavano i doveri di fedeltà alla Repubblica". Tuttavia gli uomini complici e collusi, strateghi di morte, "non rappresentano lo Stato", bensì "una gravissima minaccia contro la Repubblica". Questo perché loro "hanno tradito l'Italia, hanno tramato nell'ombra contro il loro popolo e il loro Paese", ha proseguito Mattarella.

Davanti alla guerra violenta di opposti terrorismi (nero e rosso) che in quella stagione di sangue e di aspri conflitti internazionali "provarono a rovesciare la Repubblica e la sua democrazia", oggi il Capo dello Stato si sente di sostenere "con certezza, che ha prevalso lo Stato, la Repubblica, il suo popolo, con i suoi autentici, leali servitori". Mattarella ha ricordato quindi la risposta della comunità bresciana "contro questa serie di inaccettabili minacce e violenze" in piazza il 28 maggio. Fu allora che il terrorismo nero decise di alzare il livello di azione criminale: "L'intento degli attentatori era chiaro: punire e terrorizzare chi manifestava contro il neofascismo e in favore della democrazia".

Nella conclusione del suo discorso Sergio Mattarella

descrive un'Italia che oggi "abbraccia Brescia nel comune ricordo dei suoi martiri. Non saranno dimenticati perché il loro ricordo continua a suscitare impegno per la libertà, per la pace, per la democrazia".

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