Conte contestato all'assemblea M5S: "Dimissioni, come il Pd". Raggiunto il quorum online

Un gruppo di circa 20 "ribelli" ha punzecchiato il leader e i vertici 5 Stelle: "Due mandati e a casa. Abbiamo fatto le regionali e abbiamo preso percentuali da prefisso telefonico"

Conte contestato all'assemblea M5S: "Dimissioni, come il Pd". Raggiunto il quorum online
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Doveva essere una fase di grande entusiasmo per ricompattarsi e rilanciare l'azione politica del Movimento 5 Stelle, ma alla fine la costituente si è trasformata in un ring su cui disputare la resa dei conti. Da una parte Giuseppe Conte, che punta a incassare il sostegno degli iscritti per ancorarsi definitivamente al campo progressista e per rafforzare la propria leadership; dall'altra Beppe Grillo, che teme di essere spazzato via e completamente scaricato. Gli animi tra i due sono infuocati e anche a Roma - in occasione dell'assemblea al Palazzo dei Congressi - non sono mancati momenti di tensione, con tanto di contestazioni verso l'attuale leader del M5S. Per cui però è arrivata una prima buona notizia: il quorum online è stato raggiunto. Se non avesse votato il 50% più uno degli aventi diritto sarebbe stata una disfatta.

La contestazione durante l'assemblea del M5S

Appena Conte è salito sul palco, un gruppo di circa 20 "ribelli" ha iniziato a inveire contro l'ex presidente del Consiglio: "Dimissioni, dimissioni". I contestatori si sono scagliati contro la nuova linea del Movimento che, di fatto, ha voltato le spalle alle origini e ora ha assunto i connotati di una formazione politica completamente snaturata rispetto agli albori. Non a caso i "malpancisti" si sono sfogati lamentando proprio il tradimento di quei princìpi da cui era nato tutto.

"Siete come il Partito democratico"; "Due mandati e a casa"; "Avete dimenticato tutto, siamo nati tra i banchetti, non in un teatro. Siamo nati per strada e oggi ci portano in teatro"; "70mila iscritti cancellati per avere il quorum vergognatevi", sono state le urla da parte del gruppo. Che ha indossato delle magliette con la faccia di Grillo e di Gianroberto Casaleggio, a testimonianza della nostalgia di un tempo ormai lontanissimo. Anche l'ex deputato Marco Bella ha fatto sentire la propria voce: "Quale partito del globo terracqueo cancella 70mila iscritti per una questione interna?".

I contestatori hanno puntato il dito contro i piani alti del M5S, accusandoli di voler modificare le regole fondative per consolidare il proprio potere e per instaurare così un modello sempre più verticistico. Hanno parlato di "volontà di parricidio" nei confronti del comico genovese e di un metodo "per nulla trasparente" con cui si sta affrontando la costituente. E poi c'è anche il punto politico dell'alleanza con il Pd e più in generale con il centrosinistra. "Abbiamo fatto le regionali e abbiamo preso percentuali da prefisso telefonico", ha fatto notare un'attivista.

Conte: "Aperti anche al dissenso". Ma teme la fronda

Nonostante il clima burrascoso, Conte non si è scomposto e si è mostrato calmo: "Noi siamo aperti anche al dissenso, perché questa è una forza politica sana. Se ci sono 90mila persone che discutono, ci possono essere anche persone che la pensano diversamente". Ma dietro le rassicurazioni di facciata si nasconde un incubo: lo spettro di una vittoria della linea Grillo.

Il leader dei 5 Stelle lo ha detto chiaramente negli ultimi giorni: sarebbe pronto alle dimissioni se dal voto online dovesse emergere una traiettoria politica opposta al corso inaugurato con la sua presidenza. Anche perché in ballo ci sono aspetti cruciali, dal doppio mandato al simbolo passando per il ruolo del garante. E perdere su questi fronti porterebbe inevitabilmente al passo indietro.

Mentre la fronda interna è un elemento che crea inquietudine, Conte può affidarsi ai suoi fedelissimi che hanno fatto quadrato. A partire da Roberto Fico, ex presidente della Camera in odore di candidatura per la Regione Campania: "L'obiettivo è il governo, per scalzare Meloni. Se insieme ad altri possiamo raggiungere questo obiettivo lo vogliamo fare". Anche la deputata Vittoria Baldino ha minacciato di farsi da parte: "I nostri iscritti sono chiamati a una scelta di campo. Laddove decidessero in modo diverso rispetto a stare nel campo progressista, come scritto nella carta dei princìpi e dei valori, ognuno ne trarrà le conseguenze. Io in un Movimento che non è tra i progressisti non ci sto".

La linea su legge elettorale e alleanze

In serata Conte si è espresso su diverse questioni dirimenti per il futuro del Movimento. Sulla legge elettorale si è detto favorevole al proporzionale con preferenze, in modo "che possa restituire ai cittadini maggiore possibilità di scegliere e di scegliere i rappresentanti, rispetto a liste che ora sono preconfezionate".

Quanto alle alleanze, ha affermato che essere progressisti "è uno spartiacque fondamentale". "Progressista significa non rassegnarsi allo status quo, alle disuguaglianze. Significa applicare la Costituzione", ha aggiunto l'ex presidente del Consiglio.

Che, in riferimento allo storico slogan "uno vale uno", ha precisato: "C'è stato un equivoco nell'interpretazione di questa formula. Io credo che l'onestà sia la premessa fondamentale per l'azione politica, ma attenzione: aggiungiamo competenza, capacità".

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