Carlo Calenda e Giuseppe Conte sì, Matteo Renzi no. Lo schema delle alleanze di Elly Schlein è ormai chiaro e definito, Il leader di Italia Viva è "l'orco cattivo" che ha fatto il Jobs Act, mentre il fondatore di Azione è "il figliol prodigo" che sta tornando a casa. L'ex premier pentastellato, invece, è l'alleato naturale del nuovo Pd targato Schlein.
L'obiettivo della segretaria del Pd è spostare sempre l'asse del partito a sinistra per rubare voti al M5S e non dover contendersi la leadership di un futuro campo largo con il leader dei grillini. Il rischio, ovviamente, è appiattire il partito quasi totalmente alle posizioni dei pentastellati così lasciare scoperta l'area centrale del centrosinista. Il flirt con Calenda è finalizzato proprio a evitare che ciò avvenga e il leader di Azione ha bisogno del Pd perché, dopo la rottura con Renzi, raggiungere il 4% alle Europee correndo in solitaria sarebbe una chimera.
Ma Calenda e Conte sono davvero degli alleati più affidibili di Matteo Renzi? La storia politica di entrambi direbbe il contrario. Partiamo dal 'socioliberale' Calenda. Dopo un breve innamoramento adolescenziale per la Federazione Giovanile Comunisti Italiani, Calenda si dedica al mondo dell’imprenditoria, lavora per la Ferrari e nel 2013 viene candidato tra i montiani come esponente della Fondazione Italia Futura, creata proprio in quegli anni da Luca Cordero di Montezemolo. Negli anni dei governi di centrosinistra, ricopre prima l’incarico di viceministro dello Sviluppo economico con Letta premier (2013-2016) e poi di ministro di quello stesso dicastero sia con Renzi sia con Gentiloni (2016-2018) in qualità di indipendente. Il 6 marzo 2018, poco dopo la sconfitta del centrosinistra alle elezioni Politiche, annuncia la sua adesione al Pd, affermando. Nel giro di pochi mesi, però, cambia di nuovo idea e lancia ‘Siamo Europei’ in quanto contrario alla nascita del Conte-bis e all'alleanza con il M5S. Quello, ovviamente, era un modo per spingere il Pd ad accoglierlo nelle sue liste in vista delle elezioni Europee del 2019. Nel 2021, invece, si presenta sindaco di Roma insieme ai renziani, in opposizione non solo al centrodestra ma anche al Pd che candidò l'allora ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri. Forte di un lodevole 20%, Carlo Calenda prosegue col suo progetto centrista, ma a ridosso delle elezioni Politiche del settembre 2022 stipula un accordo con Enrico Letta per correre in alleanza col centrosinistra. Tutti ricordiamo i baci e gli abbracci che i due si diedero in quell'occasione. L'idillio, però, durò appena 24 ore. Calenda, forse temendo di perdere i voti che sarebbero potuti arrivare dagli esponenti ex forzisti appena imbarcati, annullò tutto e si alleò con Renzi. Il resto è storia.
Di Giuseppe Conte, l'avvocato di Volturara Appula di cultura cattolico democratica, proposto dall'ex studente Alfonso Bonafede per guidare il governo gialloverde, si sa tutto. Dopo il Papeete dichiara che si sarebbe rifiutato di presiedere un altro governo con una maggioranza diversa e dopo neanche un mesetto era di nuovo a Palazzo Chigi grazie ai voti del Pd.
Dopo il 'tradimento' di Renzi, suo malgrado, vota la fiducia al governo di Mario Draghi, ma stacca la spina quando si accorge di essere in caduta libera nei sondaggi. Ebbene, la domanda sorge spontanea: Elly, ma con chi ti allei?
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