La petizione di Conte per il salario minimo. Ma dimentica che è stato al governo

La mossa dell'ipocrisia: il leader del Movimento 5 Stelle inaugura la raccolta firme per il salario minimo. Ma per circa tre anni è stato presidente del Consiglio: perché non ha fatto lui la legge?

La petizione di Conte per il salario minimo. Ma dimentica che è stato al governo
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Sul salario minimo va in scena il festival dell'ipocrisia della sinistra. In queste settimane i partiti del fronte rosso hanno ritrovato grande veemenza e sono tornati a chiedere a gran voce di mettere nero su bianco il salario minimo, ritenuta la giusta soluzione contro gli stipendi bassi dei lavoratori italiani. Nel pomeriggio Giuseppe Conte ha lanciato la petizione popolare online, insieme alle altre forze delle opposizioni, chiedendo di sostenere la proposta avanzata al governo. Sarà forse il caldo, un colpo di calore: ha per caso dimenticato di essere stato presidente del Consiglio per circa tre anni?

La mossa di facciata del leader del Movimento 5 Stelle fa sorridere. Ha guidato il nostro Paese dal 2018 al 2021 e la domanda sorge spontanea a chiunque: per quale motivo durante la sua esperienza a Palazzo Chigi non ha provveduto a partorire la legge sul salario minimo? Oggi viene dipinta come un'emergenza nazionale, ma il problema - purtroppo - è annoso e non è affatto nuovo. Ecco perché l'ipocrisia della sinistra - che ha avuto il timone politico dell'Italia negli ultimi anni - non può passare inosservata.

Conte sul proprio profilo Facebook ha inaugurato la raccolta firme criticando l'operato dell'esecutivo guidato da Giorgia Meloni che, dal suo punto di vista, avrebbe spedito la palla in tribuna non avendo alcuna controproposta da avanzare. In realtà il presidente del Consiglio ha le idee molto chiare: ha già delineato un metodo preciso e una tabella di marcia certa per far sì che si possa arrivare prima della legge di Bilancio "a una proposta di legge condivisa con le parti sociali". Coinvolgendo il Cnel, Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, per il coordinamento di un lavoro più approfondito.

"Da oggi potrete combattere insieme a noi questa battaglia, per far sentire al governo la voce dei cittadini che non hanno voce, come i 20mila che lo scorso 17 giugno a Roma si sono radunati per dire 'Basta vite precarie'. Facciamo sentire la nostra voce", ha scritto il leader del M5S sui social. Evidentemente Conte ha dimenticato un altro elemento: la voce che si è fatta sentire in maniera imponente è stata quella di una gran parte di elettori italiani che il 25 settembre 2022 ha chiesto un cambio di rotta, dando fiducia al centrodestra e bocciando senza appello le ricette politiche messe sul tavolo dalla sinistra.

Il salario minimo non è presente nel programma della coalizione di maggioranza, che comunque condivide l'urgenza di intervenire contro gli stipendi bassi. Su questo tema c'è totale convergenza nel Parlamento, mentre le divergenze sono notevoli sulle modalità di risoluzione. Senza alcun dubbio il salario minimo è un ottimo slogan comunicativo di rilevante efficacia, ma che nasconde il rischio boomerang.

Il centrodestra è al lavoro per elaborare una proposta in seguito a un dialogo istituzionale serio e costruttivo, respingendo al mittente facili soluzioni di facciata e privilegiando invece ricette concrete ed efficienti.

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