Roma - Uno spettro si aggira nei Palazzi nelle ultime ore di consultazioni. Aleggia nei colloqui di Enrico Letta, svolazzava insistente anche nello studio del Quirinale dove il premier incaricato ha voluto consultare Napolitano. Lo spettro ha forma d'insetto dell'ordine degli ortotteri, dunque etimologicamente se ne deduce rigidità, oltreché la propensione al salto.
Il salto del Grillo in questione è indirizzato verso il Copasir, il comitato parlamentare di controllo per la sicurezza. In parole povere, sui servizi di intelligence, i nostri 007. È composto da cinque deputati e altrettanti senatori, più un presidente che per legge viene scelto tra le fila dell'opposizione. In alternanza, una volta un deputato e l'altra un senatore. Dopo Scajola, Rutelli e D'Alema, è il turno di Palazzo Madama.
La materia è di per sé complessa e delicata, gli interlocutori istituzionali sono il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega per i servizi e i vertici dei servizi segreti, questi ultimi abituati a parlare con il bilancino in mano, senza mai strafare. A volte sottintendono, a volte vanno decrittati. Secondo un ex componente è indispensabile «saper porre le domande giuste in modo giusto», trattandosi di «dialettica assai impegnativa». Bisogna essere molto preparati; il livello di riservatezza è tale che anche le sedute sono vincolate da un segreto rigido, ex lege.
Dalla necessariamente lunga premessa, se ne può dedurre il grado di contentezza del presidente Napolitano e delle forze politiche tradizionali che questo anello cruciale per la vita della Repubblica possa andare a rappresentanti del popolo alla prima esperienza, non ancora documentati sul galateo politico, figurarsi su quello attinente gli 007. Ovviamente, questa della presidenza del Copasir è stata la prima richiesta di Grillo nel colloquio di Napolitano, dopo Palazzo Chigi. Per consistenza numerica, ai Cinquestelle spetterebbe. Così come anche un'altra presidenza di commissione che va all'opposizione, vale a dire la Vigilanza Rai, per la quale non ci sono problemi così pressanti (ma che, naturalmente, a Grillo interessa assai meno).
Pur di sventare l'eventualità, si è provato a coinvolgere la Lega. Il nome di Giorgetti, s'è detto, non sarebbe sgradito neppure al Colle. Ma ieri il longevo parlamentare leghista, bontà sua, ha alzato le mani con onesta ammissione. «Il momento esige serietà: non conosco né ho le competenze per ricoprire un'eventuale presidenza di un comitato come il Copasir. La questione non si pone né per me, né per la Lega». Tramontate le seconde scelte Calderoli e Tremonti (che pure avrebbero suscitato le ire grilline), ora si sta provando con Sel. Non pare un caso che la presidente della Camera, Laura Boldrini, nell'anniversario della Liberazione abbia tirato fuori un argomento apparentemente non all'ordine del giorno: «Bisogna togliere il segreto di Stato per i reati di strage e terrorismo». Tesi condivisa ormai da ampio fronte parlamentare, e dal presidente del Senato, Pietro Grasso, che nel discorso d'insediamento aveva addirittura proposto una commissione ad hoc.
Se non che la consistenza di Sel a Palazzo Madama è ridotta all'osso: solo sette senatori, e gli unici con un po' d'esperienza sono Loredana De Petris e Peppe De Cristofaro.
Escluso - anche dallo stesso La Russa - che la spinosa questione possa risolversi con i Fratelli d'Italia, che al Senato non hanno neppure rappresentanti. E questa della presidenza a Luis Alberto Orellana (il nome più papabile tra i Cinquestelle) sarà la prima gatta da pelare che Letta il giovane troverà sul tavolo, il giorno stesso dell'insediamento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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