Il corteo pro-Alfredo fa flop. Soltanto pochi striscioni annegati in una marea di bandiere rosse dei Cobas

Nel corteo di Milano promosso da Cobas e da altre sigle per protestare contro governo, caro vita e morti sul lavoro ci sono anche degli striscioni in solidarietà di Alfredo Cospito.

Il corteo pro-Alfredo fa flop. Soltanto pochi striscioni annegati in una marea di bandiere rosse dei Cobas

Milano. Nel corteo di Milano promosso da Cobas e da altre sigle per protestare contro governo, caro vita e morti sul lavoro ci sono anche degli striscioni in solidarietà di Alfredo Cospito, l'anarchico detenuto al 41 bis in sciopero della fame da oltre quattro mesi, e che venerdì ha visto rigettare dalla Cassazione la richiesta di revoca del regime di carcere duro. «41 bis tortura di Stato. Contro carcere, repressione, condizioni di vita e lavoro. Lotta di classe», si legge su uno striscione promosso dall'«Assemblea cittadina milanese contro il 41 bis e l'ergastolo», che in un volantino esprime solidarietà a Cospito «perché repressione, carcere e condizioni di vita sono le due facce dello Stato e del capitale ed è per questo che non possiamo tacere». In fondo al corteo composto da diverse centinaia di persone sventolano le bandiere rosse e nere del Fai, Federazione anarchica italiana, con impressa la A di Anarchia e uno striscione nero con la scritta: «Si va e si torna insieme». Così un lenzuolo bianco «Alfredo libero. La vita è più forte del potere. No al 41 bis» fa la sua comparsa nel parchetto Adil Belakhdim al termine della manifestazione durata poco più di tre ore. Tra gli slogan contro il governo, che inneggiano allo sciopero generale, alla «Palestina libera», contro razzismo e sfruttamento, echeggia flebile qualche attacco al 41 bis, ma niente di più. Cospito non è certo la centro dei pensieri dei lavoratori delle fabbriche e delle società di consegne. Lo sparuto gruppo di anarchici, con tre diversi striscioni che hanno deciso di partecipare alla manifestazione, è teso: «Noi non vogliamo parlare perché appena uno esprime solidarietà viene identificato o portato dentro. Ecco, questo è il clima che si respira adesso». Vestiti di nero camminano tranquilli dietro i lavoratori, per la maggior parte della comunità sudamericana, molto più rumorosi e arrabbiati di loro. Stesso tono alla manifestazione di Genova che ha visto sfilare 4mila persone circa dal porto cittadino a Piazza De Ferrari. Il lungo serpentone si è mosso prima all'interno dello scalo, prima volta nella storia, poi ha raggiunto il cuore della città per dire basta alla guerra, alla corsa agli armamenti, al passaggio di armi nei porti italiani e internazionali. Oltre alla guerra, tra le istanze portate in piazza anche la lotta per il salario minimo e l'abolizione del 41 bis. Sempre nella giornata di ieri è stato rivendicato l'attentato esplosivo andato a vuoto nei giorni scorsi al tribunale di Pisa dove è stato collocato un ordigno esplosivo all'esterno di uno degli accessi carrabili. «Una bomba carta piena di polvere nera, più una bombola gas, più una bottiglia incendiaria con innesco temporizzato». Comincia così la e-mail anonima indirizzata alla rivista anarchica online Il Rovescio: la firma della rivendicazione è confermata come quella del Gruppo di Solidarietà Rivoluzionaria - Consegne a domicilio Fai/Fri, l'organizzazione di cui è leader Alfredo Cospito. «Abbiamo dimostrato - continua la mail - che è possibile avvicinarsi ai palazzi del potere e colpire».

Infine, la mail lancia una chiara minaccia agli apparati di sicurezza dello Stato: «All'antiterrorismo: sappiamo che state preparando un'infinità di arresti per tutti questi mesi di mobilitazione. Sappiate che i colpi di noi oppressi raggiungeranno presto le vostre mani».

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