La crescita c'è. La sua prosecuzione dipenderà tanto dal sostegno alla domanda interna quanto dalla situazione geopolitica che, ora come ora, sta un po' frenando l'export. È quanto emerge dai dati Istat sul Pil nel secondo trimestre che ieri hanno confermato le stime preliminari di fine luglio (+0,2% sui tre mesi precedenti, +0,9% su anno). «L'Italia sta crescendo più di altre nazioni europee, nonostante il rallentamento dell'economia mondiale e la delicata situazione internazionale», ha commentato la premier Giorgia Meloni sottolineando che «i dati macroeconomici - dal Pil all'occupazione, dall'export agli investimenti - sono positivi e rappresentano un segnale di grande fiducia».
Rispetto al trimestre precedente le componenti della domanda interna registrano una stazionarietà dei consumi finali nazionali e una lieve crescita degli investimenti fissi lordi pari allo 0,3%. L'effetto del Pnrr si nota a livello tendenziale (+4% trainato dal +11% annuo delle opere e dell'edilizia non residenziale). Sempre su base trimestrale sono risultati in discesa gli investimenti in abitazioni dell'1,1% per effetto della fine del Superbonus. Un dato confermato anche dall'Enea. Al 31 luglio gli oneri a carico dello Stato sono arrivati a 122,9 miliardi di euro contro i 122,8 miliardi del mese precedente, segno che la stretta imposta dal ministro Giorgetti sulle detrazioni sta funzionando e che progressivamente i dati sulla spesa pubblica si allineeranno alle previsioni, sebbene l'effetto deleterio sul debito pubblico sia ormai inevitabile e inciderà sulla manovra 2025.
A fronte di una frenata tendenziale delle importazioni (-5,3% dovuto anche allo spegnersi della fiammata dei prezzi energetici), si registra una contenuta crescita dell'export (+0,5%). La domanda interna è rimasta sostanzialmente piatta rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, anche se su base congiunturale c'è un +0,3% delle spese delle famiglie legate. L'aumento delle scorte (+0,4%) ha fornito un buon contributo all'aumento del Pil su base trimestrale. Alla fine, tuttavia, l'avanzamento è legato al progresso annuo dello 0,9% del settore dei servizi e al +1,4% dell'industria che beneficia ancora del passato boom dell'edilizia. La continua risalita dell'indice Pmi della manifattura (49,4 punti ad agosto, in prossimità della soglia dei 50 punti che separa l'espansione dalla contrazione) lascia bene sperare. Si tratta di un valore inferiore solamente a quello della Spagna, anche se il quadro congiunturale resta molto incerto. Sostanziale stasi (-0,2%), invece, per l'agricoltura.
Il valore del Pil acquisito, ossia in caso di crescita zero negli ultimi due trimestri, è stato rivisto leggermente al ribasso da +0,7 a +0,6% annuo.
L'allarmismo delle associazioni dei consumatori pare, tuttavia, ingiustificato in quanto il trend non è tale da pregiudicare l'obiettivo di una crescita annua all'1% come indicato dal Def, soprattutto in ragione dell'ottimo andamento del mercato del lavoro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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