Condivido tutte le argomentazioni di Ernesto Galli della Loggia e di Roberto Esposito per far nascere un ministero della Cultura, e tuttavia non sottoscrivo la loro proposta. E non tanto perché firmo solo libri e articoli più atti dovuti, e non appelli, ma per una fila di ragioni. La prima: se non riusciamo nemmeno a essere custodi dei beni culturali, cioè del patrimonio ereditato, figuriamoci se possiamo istituire un dicastero della Cultura che implica anche impresa culturale e non solo conservazione. Sarebbe un ministero col morto.
La seconda: se i soldi per la cultura non ci sono, è inutile inventare un ministero delle Belle Statuine o dei Buoni Propositi, Vorrei-ma-non-Posso. Prima i soldi, riconoscendo la centralità della cultura per il nostro Paese, poi magari un ministero. Terzo, il pericolo non è il Minculpop fascista, che dista anni luce, ma una riedizione aggiornata dell’Intellettuale organico con setta culturale annessa, più recente e per molti versi ancora vigente, ossia una specie di ministero all’Egemonia culturale. Qui scendiamo sul piano pratico: con quale governo?
Se è un governo di sinistra il rischio è quello di cui sopra, cultura d’apparato e ideologia di Stato; se è dei tecnici o del centro-destra abbiamo già visto che ministri scelgono e che massacro subiscono, attaccati all’esterno dalla casta intellettual- mediatica e sviliti dai loro stessi governi. Per il resto concordo con i due prof e ammiro il loro ardire cultural- patriottico. Siamo rimasti in pochi a pensare l’Italia con intelletto d’amore.
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