L'ipocrisia di Dem e grillini che difendono la Corte dei Conti

Risale al governo Conte la norma sullo scudo erariale per il Pnrr, poi prorogata dal govenro Draghi. Chi oggi tuona contro la proroga del governo Meloni, ieri la firmava in consiglio dei Ministri

L'ipocrisia di Dem e grillini che difendono la Corte dei Conti
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Lo scudo erariale della Corte di Conti sul Pnrr fu introdotto dal governo Conte, e poi prorogato dal governo Draghi. Lo ha detto chiaro e tondo ieri in conferenza stampa Raffaele Fitto, chiedendo ai giornalisti presenti di smentirlo. Nessuno lo ha fatto, perché è un dato oggettivo, la legge è quella del 2020 e ora viene solo prorogata di un anno fino al 2024. Ma allora perché solo adesso questa polemica? Perché la Corte dei conti si è svegliata solo oggi per dirsi contraria, addirittura sventolando un rischio democratico?

Ancora più incredibili sono gli esponenti del Pd e 5 stelle che oggi lanciano l’allarme autoritario, dimenticando che furono loro ad introdurlo. Il caso più emblematico è quello dell’ex ministro Andrea Orlando, che invoca la chiamata alle armi: "Chi spenderà male o sprecherà le risorse contenute nel Pnrr non sarà soggetto a controlli grazie a un emendamento proposto dal governo che limita i poteri della Corte dei Conti. Un colpo alla trasparenza e alla legalità molto forte al quale è necessario reagire insieme”. Ma proprio lui sedeva in consiglio dei ministri quando questo scudo erariale fu prorogato. Con lui c’era anche Enzo Amendola, che oggi twitta: “Ora il Governo vuole estromettere la Corte dei Conti dal suo ruolo di controllo. La solita destra allergica al dissenso”.

Con loro Francesco Boccia, l’assistente civico di ogni segretario, che tuona: “Governo e Fitto sappiano che il Pd non consentirà nulla di tutto questo: non si permettano, a nessun livello, di limitare i poteri delle magistrature e delle autorità di vigilanza e controllo”. Boccia era ministro nel governo Conte, come mai in quel momento ha consentito lo scudo erariale alla Corte dei conti? Ovviamente anche Giuseppe Conte, il primo ad introdurre lo scudo erariale della corte dei conti sul Pnrr, oggi parla di “invasione di campo” del governo Meloni.

Diverso l’atteggiamento di Carlo Calenda che invece è d’accordo con la mossa di Fitto: “Di fatto il controllo sul raggiungimento degli obiettivi spetta da regolamento europeo alla Commissione. La duplicazione dei controlli (con procedure peraltro non allineate temporalmente) rischia di complicare ulteriormente i meccanismi di spesa. Non penso -dice Calenda- che la scelta del Governo sia un atto di autoritarismo. Sono molto critico sulla gestione del PNRR da parte dell’Esecutivo Meloni. Non sappiamo ancora come vuole cambiarlo ed è in ritardo sulla spesa. Su questo va marcato stretto. La vicenda Corte dei Conti non mi sembra invece così rilevante”.

Ma non tutti nel suo partito la pensano così, di diverso avviso e il suo fido Richetti: "Si rimane basiti, perché quello che emerge è inaccettabile: non solo non sanno come spendere i soldi del Pnrr e delle riforme necessarie nemmeno l'ombra, ma ora, senza troppo pudore, non vogliono essere disturbati. Il futuro di questo Paese, quello che aspetta strade, treni, scuole, sanità, non è cosa loro e non merita di essere sprecato da tanta inadeguatezza”.

Eppure il ministro Fitto è stato chiaro proprio oggi in Parlamento: "lo scudo erariale che il governo Meloni intende prorogare con un emendamento al decreto P.A. è una risposta transitoria e parziale rispetto alla più ampia esigenza di un intervento di riforma in materia di responsabilità amministrativa e contabile". Lo ha detto il ministro durante il Question Time al Senato.

Fitto ha anche ricordato che "i limiti alla responsabilità erariale per le condotte omissive ai soli casi di dolo" sono stati introdotti dal dl 2020 "dal governo Conte per favorire la ripresa economica post Covid", e poi sono state prorogate (al 30 giugno 2023) "da Draghi per favorire attuazione del Pnrr".

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